Per ridurre la pressione fiscale sulle retribuzioni, si ipotizza un intervento governativo del valore di 4-5 miliardi di euro, che verrebbe equamente ripartito tra le aziende (con una riduzione dei contributi) e i lavoratori (attraverso un alleggerimento delle tasse sugli stipendi). Secondo alcune stime, concentrando i tagli al cuneo fiscale sui redditi più bassi, l'incremento salariale potrebbe raggiungere i 250-300 euro all'anno, da pagare in un'unica soluzione nella mensilità di giugno o sulla tredicesima.
I SALARI DEGLI ITALIANI E LE TASSE
Si tratta dunque di cifre non elevatissime, in media circa 20-25 euro al mese, che possono dare un piccolo contributo positivo alla ripresa dei consumi e alla competitività dell'economia, senza però fare miracoli. Per ridurre davvero il cuneo fiscale, infatti, ci vogliono tanti soldi, molto più dei 4-5 miliardi di cui si parla in questi giorni. Va ricordato, infatti, che i contributi sociali pagati ogni anno dalle imprese sulle retribuzioni raggiungono complessivamente la cifra astronomica di quasi 220 miliardi di euro. Destinando alle aziende la metà dei tagli promessi dal governo (cioè 2,5 miliardi su 5), il sistema Italia otterrebbe una riduzione del costo del lavoro totale di poco superiore all'1%.
LE IMPOSTE SUL LAVORO IN ITALIA
Non molto diverso è il quadro dall'altra parte della barricata, cioè sul fronte delle retribuzioni. Oggi, infatti, in Italia ci sono circa 13 milioni di dipendenti che guadagnano ogni anno meno di 40mila euro lordi. Dare a tutti questi lavoratori uno sconto fiscale di appena 250 euro all'anno, costerebbe una cifra totale di oltre 3 miliardi di euro, ben superiore alla metà dei 5 miliardi promessi dall'esecutivo. E' probabile, dunque, che gli interventi governativi, per non pesare troppo sulle casse dello stato, si concentrino su soglie di reddito ben più basse, inferiori a 20 o 30mila euro all'anno.
In realtà, se il premier Letta volesse ridurre le tasse e i contributi di una quota elevata, dovrebbe mettere sul piatto un tesoretto di dimensioni notevoli. Il consiglio nazionale dell'Ordine consulenti del lavoro, per esempio, propone di tagliare di 8 punti il cuneo fiscale, con un intervento del valore di ben 12,5 miliardi di euro, ricavati in parte una riduzione della spesa pubblica e in parte dall'utilizzo dei proventi della lotta all'evasione.
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