giovedì 17 ottobre 2013

Carlo Verdone: "Troppi scandali hanno messo in svendita Roma e l'Italia. Il nostro un Paese di indagati"

“Questa situazione di degrado mi sembra che vada avanti da un bel po’ di tempo e tocca vari aspetti: c’è una crisi economica a livello internazionale con conseguenze che riguardano tutti, ma c’è anche una cattiva gestione da parte delle amministrazioni e le cattive abitudini di alcuni cittadini che evadono”, così risponde  Carlo Verdone quando gli domandiamo se i gravi problemi economici della Capitale, che rischia il default, siano lo specchio della situazione drammatica del paese.

“Ci sono troppi scandali, troppi soldi buttati, troppi “aiuti” agli amici degli amici… alla fine hanno ridotto questa città, e questo paese, in un paese in svendita. Telecom, Alitalia, industrie farmaceutiche e tessili prese dai cinesi, aziende che chiudono… ma che ci rimane di italiano qua? Credo che le ultime risorse siano la cultura e il turismo, ma vanno aiutati. Quando vengo a sapere che devono arrivare gli stranieri per rimettere a posto Ercolano ci resto male…abbiamo svenduto pure la cultura?”. 

Il regista ha preso parte ad uno spot, diretto dal critico cinematografico Giovanni Bogani, prodotto dalla Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica Onlus e volto a sensibilizzare l’opinione pubblica su questa grave malattia genetica. Si sente un privilegiato Verdone, in un paese che va in malora e non trova il modo di fermare il proprio declino. La morale sembra essere che chi sta male sta sempre peggio e chi, un tempo, aveva una vita normale e benestante, oggi si trova ai margini della società.

È una strada senza uscita?

"In un’intervista mi hanno accusato di essere pessimista, ma io osservo solo realtà e vedo ragazzi costretti ad emigrare per specializzarsi, per fare ricerca, e questo mi preoccupa. Questa è una generazione di giovani che emigrano per imparare qualcosa, ma dove sono i professori che allenano le future generazioni? Io vedo solo un popolo di indagati. Certo ci sono anche le persone perbene, ma sono poche, invece ci vorrebbe una grossa rivoluzione di brave persone che rimettono le cose a posto".

Pensa che nell’ambito della politica ci sia qualcuno in grado di rimettere a posto le cose?

"Francamente non lo so, vorrei vederli all’opera… posso dire che non ritengo Letta una cattiva persona, anche Renzi mi sembra che possa portare un vento di novità. Al momento sembra che vogliano fare qualcosa, io me lo auguro perché abbiamo bisogno di persone valide, credibili e oneste. Basta con chi pensa solo al bene proprio e non al bene comune, questo comportamento ha messo l’Italia in grosse difficoltà e rischiamo una perdita d’identità".
Nei suoi film ha sempre tratteggiato con cura personaggi che in qualche modo erano lo specchio del paese, ad esempio nell’ultimo film parlava di padri divorziati che non riescono a sbarcare il lunario. 

Oggi che cosa porterebbe al cinema?

"Visto che siamo un paese sempre in emergenza, parlerei dell’emergenza del momento cercando di piegarla in commedia trovando il lato ironico anche in una situazione difficile. Non ci si può esimere dal raccontare la realtà, altrimenti al pubblico non lasci niente, e poi io sono un attento osservatore delle cose che mi circondano… ci vuole solo abilità nel far diventare tutto questo un film, se non comico, almeno brillante. Se dovessi girare in questo momento penso che parlerei di tutte quelle persone, anche amici miei, che erano benestanti e ora sono ridotte in miseria perché hanno perso il lavoro. Io sento sempre parlare di tasse, tasse, tasse…ma se uccidi il cittadino con tutte queste tasse, anche quello benestante, i consumi si bloccano e così a catena chiuderanno i negozi, le ditte e così via. Direi che anche questa politica fiscale comincia a diventare un’emergenza, soprattutto per chi non ha lavoro…io mi ritengo fortunato, ma ci sono pensionati che vivono con 480 euro al mese: mi spiega lei come fa un uomo a vivere con 480 euro al mese? E’ uno schifo, io mi vergogno.

Il Leone d’Oro è andato a Sacro Gra, un film sull’estrema periferia romana che fotografa anche lo straniamento e l’isolamento della gente che vive ai margini della grande città. Lei che ne pensa?

"E’ un film-documentario che mi è piaciuto molto, pieno di poesia, semplice, senza grosse pretese, dove il regista ha mostrato una forte sensibilità nel saper cogliere dei personaggi straordinari. Sono anime pure che sembrano venire da un pianeta diverso e che invece vivono ai margini di Roma, sotto agli aeroplani che si alzano e atterrano e ai bordi del traffico congestionato del grande raccordo anulare, sempre così pieno di persone che vanno e vengono".

La sua amata città sembra in agonia, sono finiti i tempi della Roma di Veltroni simbolo di cultura e rinascita per tutto il paese?

"Io amo tantissimo questa città, la fotografo continuamente sempre dallo stesso punto con una luce diversa, solo che ultimamente sono passato al bianco e nero perché mi dà delle emozioni fortissime…è come una voglia nostalgica di tornare al passato, ai bei tempi. Oggi vedo una città sciatta e la sciatteria a lungo andare porta alla distruzione: Roma ha bisogno di tanti di quei soldi per rimetterla a posto che fa impressione, è lasciata a se stessa e per me questo significa solo che non vogliono più bene a Roma. Ancora è presto per giudicare, ma spero che Marino sappia imprimere un nuovo corso alle cose.

A proposito della sua partecipazione allo spot, quanto è importante la presenza di personaggi famosi per attirare l’attenzione su temi che sembrano ignorati dalla maggior parte delle persone?

Io ho accettato con molto entusiasmo, è come un atto dovuto per me: io ho ricevuto molto dalla vita e dalla gente e se persone in difficoltà stanno studiando questa terribile malattia che è piena di portatori sani, penso che metterci la faccia sia il minimo, è un gesto concreto, un modo per dire grazie alla gente per quello che mi ha dato, ma anche io devo dare qualcosa. Sono cose che si devono fare e non bisogna ringraziare chi le fa.

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