Sergio Chiamparino, ex sindaco di Torino e presidente della Compagnia
di San Paolo, è indagato dalla procura di Torino per abuso in atti
d’ufficio. Non appena ricevuto l’avviso di garanzia, Chiamparino ha
annunciato che si dimetterà. «Sono assolutamente sereno e pronto a
collaborare con la magistratura – ha scritto - convinto come sono di
aver sempre cercato di perseguire l’interesse generale della Città,
quindi anche a proposito delle concessioni di locali sui Murazzi del Po,
oggetto dell’indagine. Rendendomi tuttavia conto dei possibili danni
reputazionali che questa vicenda potrebbe arrecare alla Fondazione, che
ho l’onore di presiedere, e per tenerla al riparo da questioni ad essa
totalmente estranee, rimetterò il mio mandato al Consiglio Generale, già
convocato per lunedì prossimo».
Un gesto, quello di Chiamparino,
che ha provocato subito,la reazione dell’establishment torinese. «Un
atto dovuto. È tutto quello che posso dire». E’ la dichiarazione del
procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli. «Il gesto di Sergio
Chiamparino - sostiene l’attuale sindaco, Piero Fassino - dimostra
ancora una volta la sua sensibilità istituzionale, ma chiunque lo
conosca non può avere dubbi sulla assoluta trasparenza e correttezza dei
suoi comportamenti amministrativi. Per questo mi auguro che il
Consiglio Generale della Compagnia di San Paolo confermi la sua fiducia
al Presidente Chiamparino».
LA VICENDA - L a vicenda che vede
indagato Chiamparino, riguarda i Murazzi del Po, zona precollinare
della città dove si affacciano sul fiume decine di locali: bar,
discoteche, anche il centro sociale Csa. Luoghi, secondo il sostituto
procuratore Andrea Padalino, non sicuri, talvolta abusivi, irregolari
sia perché costruiti troppo a ridosso del fiume sia perché troppo
rumorosi. Ma c’è un aspetto considerato più grave nell’indagine, ed è
quello in cui è coinvolto Chiamparino. Questi locali non pagavano il
canone di concessione al Comune e per anni sono stati morosi. Già da
prima del 2008 - anno in cui nove titolari su 12 non pagavano un euro
alle casse di Palazzo civico – sono iniziati i mancati pagamenti, che
hanno creato un buco nel bilancio di almeno 330mila euro. E
l’amministrazione guidata da Chiamparino, anziché esigere gli arretrati,
avrebbe chiuso un occhio. Non solo. Nel 2009 venne stilata una delibera –
firmata dall’ex sindaco – con cui sostanzialmente si «sanava» la
situazione precedente si faceva un mega sconto del 25 percento a tutti i
gestori dei locali valido per il futuro.
ALTRI INDAGATI - Oltre a
Chiamparino, sono indagati anche l’ex city manager di Torino, Cesare
Vaciago, e Alessandro Altamura, ex assessore al Commercio. L’inchiesta,
aperta nel marzo 2013, coinvolge già otto dirigenti e 12 gestori dei
locali, oltre ai tre indagati odierni. Nei mesi scorsi i vigili hanno
eseguito un maxi sequestro mettendo i sigilli ai portoni di tutti i
locali e bloccando la «movida» del centro storico della città. Erano
stati proprio i residenti della zona a dare l’avvio all’indagine
presentando esposti in procura per gli schiamazzi notturni che
impedivano loro di passare notti tranquille. Dai rumori gli inquirenti
avevano scoperto che molti dehor non erano sicuri, perché a rischio di
allagamento in caso di piene del Po. E poi era emerso l’aspetto più
importante. Quello delle irregolarità dei pagamenti. C’erano gestori che
non pagavano e che venivano ammessi comunque alla gestione delle
concessioni. C’erano accordi presi tra Comune e privati senza
provvedimenti. Gli sconti generosi. Prima dell’estate tutti i locali
sono stati sequestrati e oggi restano chiusi. Tranne il Csa, centro
sociale gestito dagli autonomi, molti dei quali vicini ad Askatasuna,
che è stato rioccupato durante l’estate e tuttora è frequentato.
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