Buemi dal canto suo ha addirittura minacciato di dimettersi da senatore: “Non si può lavorare in sede deliberante in commissione mentre in aula ci sono le riforme. Ma siamo impazziti? Agiamo per esigenze mediatiche?”. Se la decisione dei 5 M5s e di Buemi è stata soprattutto di rispetto delle regole Carlo Giovanardi (Pdl) è contrario nel merito. Giovanardi contrsta tra l’altro che bisogna circoscrivere il tema del negazionismo al solo Olocausto degli ebrei. Di diverso parere il senatore del Pd Felice Casson - tra i firmatari del testo – che sottolinea come la sede deliberante sia “un importante segnale politico” precisando che “questo non significa che non si possano fare degli emendamenti anche in questa sede”. ”E’ un fatto gravissimo – sostiene Giuseppe Lumia (Pd) – La commissione era pronta a scrivere una bella pagina di storia del Parlamento. Avevamo raggiunto un accordo sul contenuto, chi ha bloccato la deliberante in una giornata particolare come questa si assume la responsabilità di connotarsi in modo sbagliato alla domanda del paese che era chiara e netta: dire no al negazionismo”.
Totalmente contraria all’introduzione di questo reato è l’Unione delle camere penali. A chi nega la Shoah bisogna rispondere con le armi della cultura. L’associazione degli avvocati parla di “deriva simbolica del diritto penale” e evidenziano il “diffuso dissenso” di storici e giuristi. “Già vivificare una categoria di reati, come quelli di apologia, è operazione di retroguardia”, lamenta l’Ucpi, ma “ancora più sbagliato” è inserire un reato di opinione. La tragedia della Shoah è così fortemente scolpita nella storia e nella coscienza collettiva del nostro Paese, da “non temere alcuno svilimento se una sparuta minoranza di persone la pone in dubbio o ne ridimensiona la portata. Anzi, proprio il rispetto che si deve al dramma della Shoah dovrebbe consigliare ai legislatori di evitare di trasformare il codice penale senza tener conto dei principi fondamentali del diritto moderno”.
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