Il Vicepremier e Ministro degli Interni del governo Letta lascia intendere, inoltre, che fu un errore non seguire la strada delle primarie nel 2012, quando Berlusconi decise di ripresentarsi. Beatrice Lorenzin, attuale ministro della Sanità, all’epoca coordinava i comitati per “Alfano premier”. Angelino era convinto di potercela fare a subentrare all’ “eterno” leader del Popolo della Libertà, travolto dagli scandali, attraverso una forma di legittimazione popolare. Poi decise di fare marcia indietro e accettare la formula di una sua “formale” candidatura a primo ministro, che Berlusconi sbandierava in tutte le trasmissioni televisive, ma a cui non credeva nessuno, nemmeno gli elettori del Centrodestra. A rimproverare Alfano di non aver insistito sulle primarie ci fu anche Giorgia Meloni, che aveva intenzione di candidarsi.
Alfano, inoltre, confida a Vespa quali sarebbero i temi che, a suo avviso, hanno prodotto la spaccatura del Centrodestra. Per il Ministro degli Interni, la questione principale non sarebbe tanto la rinascita di Forza Italia quanto piuttosto “la linea del partito, la stabilità del governo e il futuro, ovvero la modalità attraverso cui si individua il futuro gruppo dirigente a cominciare dai prossimi candidati per tutte le competizioni“.
Sulla scelta del candidato premier, la visione di Raffaele Fitto è molto distante da quella di Alfano. Anche Fitto decide di dire la sua nel libro di Vespa:
"Io ragiono sul dopo Berlusconi, il giorno in cui Berlusconi autorizzerà il “dopo”. Ricordiamo che lui ha fatto la campagna elettorale del 2013 dicendo che il candidato a palazzo Chigi sarebbe stato Alfano. Quindi sarà ancora una volta lui a decidere che cosa si farà".
Non è azzardato pensare che Fitto e Alfano potrebbero correre alla prossime elezioni non solo in partiti differenti, ma anche con leader differenti.
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