martedì 19 novembre 2013

Caso Cancellieri, gli atti trasferiti da Torino alla Procura di Roma

E' sul tavolo del procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, il fascicolo riguardante il caso del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, aperto dalla procura di Torino senza indicazione di reati o di indagati. Il fascicolo rubricato come ''K'' sarà esaminato mercoledì mattina da Pignatone per studiarne il contenuto e vedere a chi debba essere assegnato per i prossimi accertamenti.



Intanto sarà il premier Enrico Letta a prendere la parola martedì sera sul caso Cancellieri davanti ai deputati del Pd. Un intervento, quello del premier, mirato a chiudere, o per lo meno, 'congelare' la vicenda. Anche se in queste ore Matteo Renzi lo invita a non ''metterci la faccia'' ("se poi ritenesse di metterci la faccia, non vogliamo creare elementi di conflitto con il premier, ma fossi in lui non lo farei", dice). Non ci sono fatti nuovi, non ci sono elementi ulteriori dal punto di vista giudiziario, nulla insomma che possa giustificare un mutamento della posizione del Pd sul caso Cancellieri rispetto alla fiducia confermata il 5 novembre, quando il ministro intervenne in aula per difendersi. Questo sarebbe il senso dell'intervento del premier al gruppo Pd. "E sarebbe auspicabile evitare un voto dell'assemblea sulle parole del presidente del Consiglio", spiega un dirigente dem. Tuttavia il fronte renziano preme comunque per un momento di chiarezza nel gruppo. Lo stesso Renzi nella sua enews di martedì ha chiesto che si voti in modo palese: "Spero che nel gruppo si voti, in modo palese, con ciascun parlamentare che esprime la sua opinione spiegandola ai colleghi e agli elettori".

Renzi ha già chiarito che qualunque sarà la decisione del gruppo, si adeguerà. "Ma dobbiamo votare guardandoci in faccia - dice Ernesto Carbone -. Io sono stato il primo a chiedere le dimissioni di Cancellieri, ma se si prende una decisione, tutti la devono rispettare. Non è ammissibile che poi qualcuno, nel voto in Aula, non si adegui alla disciplina di gruppo. Altrimenti non siamo un gruppo parlamentare, ma solo gente che siede vicina nei banchi di Montecitorio...". Il riferimento è a Pippo Civati che all'assemblea illustrerà la mozione di sfiducia nei confronti del ministro Cancellieri che è stata sottoscritta da 15 parlamentari. In tutto questo, nel Pd si continua a sperare fino all'ultimo in un atto del Guardasigilli, in un passo indietro che tolga il Pd e Letta dall'impasse che si è creata.

Il sindaco di Firenze nell'insistere sulle dimissioni del ministro, precisa che questo non sarebbe un danno per il governo. Anzi, il contrario. "Se cambia il ministro della Giustizia il governo Letta è più forte, non più debole. Perché con questo ministro, qualsiasi intervento sulle carceri, qualsiasi posizione sulla riforma della Giustizia sconterà un giudizio diffidente di larga parte degli italiani". Quindi invita Letta a non partecipare all'assemblea del gruppo Pd. "Per me sarebbe meglio che Letta lasci al Parlamento il compito discutere", dice Renzi via Twitter. Se il presidente del Consiglio, continua Renzi, "dice 'poniamo una questione di fiducia sul governo', fossi in lui non lo farei".

"Valuteremo se c'è coerenza nei comportamenti - scrive Civati sul suo blog -. Leggiamo già che molti si sono defilati, che un partito di maggioranza non può votare una mozione di sfiducia presentata dalle minoranze e che addirittura non può presentare un proprio documento. Tutte cose serie, s'intende: solo che non si capisce quale sia la posizione del Pd".

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