Con l'assegnazione della legge elettorale alla Camera, sono finiti «i
giochetti alla Quagliariello». Roberto Giachetti, che oggi ha posto
fine allo sciopero della fame iniziato il 7 ottobre scorso proprio per
chiedere lo spostamento dalla riforma dal senato alla Camera, sottolinea
in conferenza stampa assieme al segretario Matteo Renzi che «i ricatti e
gli alibi, così come le minacce di crisi di governo sono armi spuntate»
perché «i numeri per approvare la legge elettorale ci sono».
E non è un ostacolo alla legge elettorale, il percorso parallelo delle
riforme istituzionali: «Una volta approvata la legge elettorale sarà un
gioco da ragazzi» adattarla al nuovo assetto istituzionale, «con il
Senato trasformato in camera degli enti locali».
Dai tentativi di isolamento alla vittoria di vedere finalmente la legge
elettorale assegnata alla Camera. Roberto Giachetti pone fine, almeno
per il momento allo sciopero della fame, e coglie l'occasione per
togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «Sono orgoglioso e onorato di
avere la possibilità di fare una conferenza stampa nella sede del mio
partito, alla presenza del mio segretario», ha premesso Giachetti dopo
aver abbracciato Matteo Renzi al Nazareno.
«Qualcuno ha capito finalmente che la mia era una iniziativa per il mio
partito e per il mio Paese. Una parte dei miei dirigenti mi ha
insultato, denigrato. Mi hanno detto che ero il braccio armato di Renzi
per fare cadere il governo. Ma ho anche percepito, da subito, che il
popolo italiano era invece d'accordo per cambiare il sistema
elettorale».
Il vice-presidente della Camera si dice pronto a riprendere lo sciopero
se lo stallo dovesse riprodursi. Durante una conferenza stampa alla
quale partecipa, da spettatore, anche il segretario Pd Matteo Renzi,
Giachetti spiega: «Non vi è dubbio che è grazie all'attuale segretario
del partito che questo disegno (di tornare al proporzionale sfruttando
la sentenza della Consulta, ndr) è saltato. Il passaggio alla Camera
consente di superare qualunque ricatto e qualunque alibi: se qualcuno
pensa che attraverso il ricatto il parlamento possa restare bloccato,
questa volta si sbaglia perché alla Camera i numeri per superare una
legge ci sarebbero comunque». «Ho fatto uno sciopero della fame -
aggiunge - per lanciare un grido di allarme all'intera classe dirigente.
Non ho mangiato per circa 200 giorni, 68 questa volta e 127 l'anno
scorso: diversamente non mi sarei sentito a posto con la mia coscienza».
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