lunedì 16 dicembre 2013

Alfano: "Renzi giocherella, cancelli ora il finanziamento ai partiti"

"Oggi comincia la partita e i palloni che ha giocato Renzi sono tutti di sinistra". Ospite a 'In mezz'ora', Angelino Alfano ha replicato punto per punto al discorso di Matteo Renzi all'assemblea PD ,sfidandolo sul finanziamento pubblico ai partiti. "L'unica cosa che Renzi doveva dire, se voleva fare sul serio, era tagliamo da domani il finanziamento pubblico e non dal 2017. E' l'unica cosa che non ha detto", ha commentato Alfano. Poi il fondatore di Ncd ha messo nero su bianco: "Non intendo assumere cariche interne al Nuovo Centro Destra. Quella di governo è la mia missione esclusiva".


 "Potevamo temere da Renzi invasioni di campo sulle imprese, sui moderati ma lui - ha detto Alfano - ha fatto un discorso di sinistra sinistra, pro sindacati. Non ha avuto il coraggio che pensavamo avesse", ha spiegato il vicepremier. Che lancia una sfida al
Alfano ha affrontato i temi toccati da Renzi che possono avere ricadute sul governo, come la modifica della Bossi-Fini: "Questa è la sinistra nuova che coincide con la vecchia: frontiere aperte -ha detto il ministro dell'Interno-. Se poi mi si dice che il bambino nato in Italia diventa italiano sono pronto a dire, lavoriamo su uno 'ius soli' molto collegato al ciclo scolastico. Ma se questo significa aprire le frontiere e far entrare chi vuole siamo assolutamente contrari". No di Alfano alla proposta di 'civil partnership' lanciata da Renzi ("la famiglia non si tocca") e sul lavoro il fondantore dell'Ncd ha chiesto: "Renzi e il Pd ci stanno o no a smontare tutti i pezzi della Fornero che hanno reso difficile assumere?". Sulle tasse, Alfano ha detto: "Evviva, vogliono tassare la casa, noi continueremo a vincere". Sulla legge elettorale "noi abbiamo le idee chiare, prima si fa e meglio è", ha dichiarato sottolineando che "non c'è distanza con Renzi, noi siamo per un premio di maggioranza che consenta al vincitore di governare e mi fa piacere che invece dell'irritazione anti presidenzialista della sinistra lui dica che ci vuole un potere forte di chi guida il Paese". Il vicepremier ha escluso, infine, che sia vicina una crisi di governo: "Oggi comincia la partita. Renzi ha posto i suoi temi, che sono quelli di sinistra, noi porremo i nostri. Vediamo se Letta trova la sintesi".

Camera: volo di Stato in Sudafrica, Codacons denuncia Boldrini

Il Codacons ha inviato questa mattina un esposto alla Procura della Repubblica di Roma e alla Corte dei Conti contro il Presidente della Camera, Laura Boldrini, per la vicenda del volo di Stato in Sudafrica sul quale ha viaggiato anche il suo compagno.



Per l'associazione - che già in passato denunciò Clemente Mastella e Silvio Berlusconi per fatti analoghi - ''non si comprende a che titolo la Boldrini abbia usufruito con il proprio compagno di un volo pagato dai cittadini e diretto ad un evento riservato a leader mondiali e capi di Stato, ed è necessario accertare se vi siano stati sperperi di risorse pubbliche a danno della collettività''.

Pd, Letta: "Uniti non ci batte nessuno"

"Dopo 8 mesi, siamo qui in una condizione in cui nostro il nostro partito è il baricentro, il pilastro della democrazia italiana''. Così il premier Enrico Letta (in tenuta informale con camicia, maglione blu, pantaloni sportivi verde militare e sneakers ai piedi) interviene all'assemblea del Pd a Milano.
Parlando dei forconi, Letta dice: "A chi liscia il pelo" alle proteste di questi giorni "ricordo chi sono i capi, gente che sta da un'altra parte rispetto ai valori che noi stiamo cercando di rendere forti in Italia, perché la battaglia all'antisemitismo è una delle più grosse da fare per andare avanti e che con Casa Pound noi non abbiamo niente a che fare".



"Da oggi dobbiamo lavorare, io e Matteo, perché si tolgano i retroscena su noi due. E' inutile che li scriviate, non ci saranno. Tutto avverrà in modo trasparente, qui e in futuro, perché dall'unità del partito dipende l'uscita dell'Italia dalla crisi. Uniti non ci batte nessuno". A sua volta Guglielmo Epifani salendo sul palco lancia un appello: "Il Pd deve professare un grande bisogno di lealtà reciproca e il rispetto del pluralismo interno". L'ex leader della Cgil chiama alla responsabilità tutti i democratici, evidenziando che il cambiamento e le riforme "o le facciamo noi, o non vedo nessuno in grado di farlo nel Paese". Prima che tutto abbia avuto inizio con le note dell'Inno di Mameli al centro congressi della Fiera di Milano, prima l'uno poi l'altro, lo stato maggiore del Pd ha fatto il suo ingresso. Epifani soffermandosi con i giornalisti aveva detto sollecitato da chi gli chiedeva del rapporto Renzi-Letta: "Un po' di competizione nelle democrazie fa bene" ma "penso che noi sapremo restare uniti". Renzi "ha avuto un mandato politico fortissimo, è un uomo di un'altra generazione per cui è chiaro - ha spiegato Epifani - che siamo di fronte ad una svolta generazionale, ma non penso ci sia una svolta nei valori". Tra i primi ad arrivare all'assemblea Gianni Cuperlo che in assemblea è stato eletto poi presidente del Pd a larghissima maggioranza. Prima aveva assicurato ai giornalisti: "Se dovessi prendere atto" che la carica di presidente del partito "non è compatibile" con le idee e il progetto politico portato avanti fin qui, "non avrei mezzo secondo di dubbio a lasciare questo ruolo". Ora, ha esortato, "dobbiamo entrare tutti insieme in una nuova fase e provare a toglierci le casacche indossate fin qui, per capire se siamo in grado di indossarne una nuova". Dobbiamo essere "disponibili a stare in campo in modo unitario" difendendo le istituzioni. Pippo Civati, uscito sconfitto alle primarie, non ha dubbi, "oggi nasce un nuovo Pd", e si dice pronto a "lavorare e confrontarsi insieme a Renzi". Un discorso quello del neo segretario che giudica "molto renziano". "Invece che lanciare la sfida da western a Grillo avrei parlato della legge elettorale che propone il Pd - sostiene Civati - e avrei fatto un discorso diverso rispetto all'abolizione totale del finanziamento pubblico". Temi questi che rischiano di essere "strappi demagogici". E sul rapporto Letta-Renzi prima una battuta: "spero non sia una gara a chi fa un tweet più presto". Poi ha assicura: "Renzi e Letta sono più vicini di quanto non si pensi". Secondo Massimo D'Alema (seduto in prima fila nella sala dell'assemblea alla Fiera di Milano), Renzi ha fatto "un buon discorso". "Considerati i dissensi di partenza - aggiunge D'Alema - mi è sembrato un tentativo di indicare una piattaforma di confronto aperta. La mia è una valutazione positiva". Quella di oggi è "una bella giornata, con un clima positivo. Il dato che viene fuori è la responsabilità del Partito Democratico, che è centrale nel sistema politico italiano", commenta a ruota Pier Luigi Bersani. E per Rosy Bindi "chi vince in maniera così forte e così chiara più di altri ha la responsabilità di tenere unito il partito e chi dall'altra parte constata di avere un consenso non troppo forte forse fa bene a non provocare divisioni". Sulle primarie "sono contenta che il risultato sia stato chiaro, dopo sarò contenta quando vedrò gli effetti del cambiamento". A chi le chiede come si sente tra Enrico Letta e Matteo Renzi, replica: "Mi sento nel Pd. Un po' di competizione fa bene, basta che non esagerino. Tutto lì". Nel corso dell'assemblea è stato anche eletto Francesco Bonifazi tesoriere del Pd.

sabato 14 dicembre 2013

Giachetti: «Basta sciopero fame Legge elettorale ora si può fare»

Con l'assegnazione della legge elettorale alla Camera, sono finiti «i giochetti alla Quagliariello». Roberto Giachetti, che oggi ha posto fine allo sciopero della fame iniziato il 7 ottobre scorso proprio per chiedere lo spostamento dalla riforma dal senato alla Camera, sottolinea in conferenza stampa assieme al segretario Matteo Renzi che «i ricatti e gli alibi, così come le minacce di crisi di governo sono armi spuntate» perché «i numeri per approvare la legge elettorale ci sono».

E non è un ostacolo alla legge elettorale, il percorso parallelo delle riforme istituzionali: «Una volta approvata la legge elettorale sarà un gioco da ragazzi» adattarla al nuovo assetto istituzionale, «con il Senato trasformato in camera degli enti locali».


Dai tentativi di isolamento alla vittoria di vedere finalmente la legge elettorale assegnata alla Camera. Roberto Giachetti pone fine, almeno per il momento allo sciopero della fame, e coglie l'occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «Sono orgoglioso e onorato di avere la possibilità di fare una conferenza stampa nella sede del mio partito, alla presenza del mio segretario», ha premesso Giachetti dopo aver abbracciato Matteo Renzi al Nazareno.

«Qualcuno ha capito finalmente che la mia era una iniziativa per il mio partito e per il mio Paese. Una parte dei miei dirigenti mi ha insultato, denigrato. Mi hanno detto che ero il braccio armato di Renzi per fare cadere il governo. Ma ho anche percepito, da subito, che il popolo italiano era invece d'accordo per cambiare il sistema elettorale».

Il vice-presidente della Camera si dice pronto a riprendere lo sciopero se lo stallo dovesse riprodursi. Durante una conferenza stampa alla quale partecipa, da spettatore, anche il segretario Pd Matteo Renzi, Giachetti spiega: «Non vi è dubbio che è grazie all'attuale segretario del partito che questo disegno (di tornare al proporzionale sfruttando la sentenza della Consulta, ndr) è saltato. Il passaggio alla Camera consente di superare qualunque ricatto e qualunque alibi: se qualcuno pensa che attraverso il ricatto il parlamento possa restare bloccato, questa volta si sbaglia perché alla Camera i numeri per superare una legge ci sarebbero comunque». «Ho fatto uno sciopero della fame - aggiunge - per lanciare un grido di allarme all'intera classe dirigente. Non ho mangiato per circa 200 giorni, 68 questa volta e 127 l'anno scorso: diversamente non mi sarei sentito a posto con la mia coscienza».

Scontri a Torino e Venezia. Studenti e centri sociali contro la polizia

Scontri contemporaneamente sia a Venezia che a Torino. Nel primo caso fra forze di polizia e giovani dei centri sociali in Piazzale Roma a Venezia, dove erano in programma due manifestazioni contrapposte, una delle realtà antagoniste, l'altra di Forza Nuova. La polizia ha reagito al lancio di fumogeni e bombe carta con alcune cariche ed il lancio di lacrimogeni. Il ponte di Calatrava è stato chiuso al transito. Il gruppo dei centri sociali era formato da circa 250 persone, alcune con caschi in testa e con grossi scudi di protezione, per cercare di forzare il blocco di polizia e carabinieri alla base del ponte. I dimostranti intendevano avanzare verso l'area della stazione ferroviaria, interdetta dalla Questura.


Gli studenti a Torino invece sono partiti con in testa lo slogan "Cota rimborsaci", riferendosi allo scandalo dei rimborsi facili ai gruppi consigliari, che ha travolto la regione piemonte con 43 indagati, compreso lo stesso governatore piemontese Cota. Sulla piazza è sopraggiunto l'ambulanza. Al momento risultato 2 feriti e qualche contuso. Mentre gli arresti sarebbero 4. Le colonne del palazzo della regione sono tempestate di vernice così come la pavimentazione sottostante della pizza.

Gli studenti avevano iniziato a tirare uova di vernice, prima che la situazione degenerasse. E infatti quattro persone sono state fermate per il lancio di vernice contro le forze dell'ordine e il palazzo della Regione Piemonte. Secondo quanto riferiscono
i manifestanti due ragazze si sono rotte alcune dita e un altro paio di giovani hanno riportato qualche contusione. Due contusi anche tra gli agenti del reparto mobile che erano in piazza Castello. Anche il segretario provinciale di Prc di Torino, Ezio Locatelli, ha "stigmatizzato" l'intervento delle forze dell'ordine in piazza Castello: "C'è stata una reazione sproporzionata delle forze dell'ordine. Quella carica non era necessaria. Ora un nostro iscritto è al pronto soccorso con le dita di una mano rotte".

sabato 7 dicembre 2013

Alfano sul palco ''Puntiamo allo scudetto'' e spunta una scatola di farmaci "Ncdina"

"Guardiamoci attorno. Siamo già un movimento politico per i moderati. Un movimento di milioni di italiani che sono pronti a votarci". Lo ha detto Angelino Alfano dal palco degli studios per la prima convention di Ncd. Un grande applauso saluta l'arrivo di Angelino Alfano al capannone centrale degli 'Studios' per il lancio ufficiale del Nuovo centrodestra.



Sul palco Maurizio Lupi si improvvisa 'presentatore'. Con il microfono in mano il ministro dei Trasporti 'coordina i lavori' e assicura: "Qui è pieno come un uovo... siamo molti, molti di più di quanto ci immaginavamo. C'è tantissima gente al punto che fuori sono rimaste oltre cinquemila persone". Poi chiama la platea a gridare la frase: "Perché noi siamo il nuovo centrodestra...". Lupi annuncia poi che "l'assemblea costituente del Nuovo centrodestra si terrà nel marzo 2014". E fino a quella data il primo impegno importante del partito "è costituito dal lancio di migliaia di circoli in tutta Italia". Sul maxischermo allestito sul palco principale viene lanciato alla platea l'invito a costituire i circoli del Nuovo centrodestra con lo slogan: 'i circoli siete voi'. Ogni presidente di circolo, puntualizza Lupi, avrà diritto di voto all'assemblea costituente. Sul palco degli Studios si alternano i protagonisti. Renato Schifani, presidente del comitato promotore Ncd, sottolinea: "Noi facciamo la politica con la consapevolezza che il nostro avversario non è un nemico. Per noi la politica non è attaccare tutte le istituzioni. Stiamo facendo il bene del Paese, non potevamo andare al buio. Per me è stata una scelta forte, ma resterò coerente con il mio principio e cioè con una giustizia giusta e una burocrazia più snella. Siamo tutti una squadra". Nel suo intervento, tra emozione ed entusiasmo, Rosanna Scopelliti riserva un ironico colpo di teatro e tira fuori una scatola da farmaco la 'Ncdina', ovviamente con i colori della formazione guidata da Alfano. La medicina giusta per il Paese, sottolinea la giovane deputata. Ma non manca la stoccata al segretario: ''La prossima volta, Angelino, le primarie anche per il simbolo, mi raccomando...''. In sala riecheggiano le note di musica pop italiana e straniera, in particolare c'è 'Cosa resterà' di Raf. La scenografia è semplice, prevalgono i colori del blu e bianco. La convention si apre con un video che riprende i protagonisti del nuovo movimento; mentre un altro video omaggia la figura di Nelson Mandela dopo che Lupi ha invitato la platea a cantare 'Fratelli d'Italia' sulle note dell'Inno di Mameli.

Il popolo di Forza Italia a Renzi: "Matteo vieni con noi e fai cadere il governo"

Una decina di sostenitori di Forza Italia sta aspettando il candidato segretario del Pd Matteo Renzi per invitarlo a far cadere il governo. "Matteo, vieni con noi e fai una pernacchia a D'Alema e alla Bindi e vota alle controprimarie", recita uno dei cartelli che il piccolo gruppo di sostenitori di Forza Italia espone.
 

Il piccolo presidio di sostenitori di Forza Italia è stato allestito all'ingresso dello spazio Calabiana a Milano, dove il sindaco di Firenze chiude la sua campagna elettorale per le primarie del Pd di domenica.

Grillo: "Fermate all'ingresso i 150 'abusivi' in Parlamento"

"In Parlamento siedono 150 abusivi eletti grazie al premio di maggioranza del Porcellum". E' il nuovo attacco del leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo. "Gi abusivi sono di Pd, Sel, Centro democratico e Svp. La loro elezione non è mai stata convalidata e, in seguito alla pronuncia della Consulta che dichiara incostituzionale il premio di maggioranza, non può più esserlo.



Questi signori non devono più entrare in Parlamento: non hanno alcuna legittimità popolare né istituzionale. Devono essere fermati all'ingresso di Montecitorio. Senza di loro il governo di Capitan Findus Letta e di Napolitano non esiste più. Bisogna andare al voto al più presto".

martedì 3 dicembre 2013

Vauro contro Travaglio ‘grillino’ senza se e senza ma

Marco Travaglio  adesso si scontra pure contro gli amici come Vauro Senesi. A far scoppiare la guerra tutta interna tra le mura del Fatto Quotidiano è il "Vaffa day" di domenica scorsa del Movimento Cinque Stelle a Genova.




Dal palco Grillo ha pronunciato una frase che ha fatto ricordare l'inquilino di palazzo Venezia degli anni trenta: "Vincere e vinceremo". ha affermato Beppe. Apriti cielo. La citazione di Mussolini ha fatto saltare il banco. Vauro ha prima scritto a Dario Fo dicendogli che "non può stare con chi usa un linguaggio fascista", poi  ha messo nel mirino proprio Marco Travaglio.

In una vignetta Vauro raffigura se stesso con le orecchie d'asino e afferma: "Però Grillo ha detto proprio 'dobbiamo vincere e vinceremo' come Mussolini".

Dall'altro lato risponde Travaglio: "Scherzava dai…". E ribatte il Vauro-asino: "Ok scherzava. Marco ora mi posso togliere il cappello da ciucco?". Insomma il flirt tra Marco e Beppe non va giù agli amici del Fatto.

Già Santoro qualche settimana aveva richiamato Travaglio: "Non puoi difendere Grillo qualunque cosa dica".

Porcellum, Consulta frena. Grillo: "Popolo conta di più dei giudici"

La Corte Costituzionale sembra prendere tempo sulla ammissibilità di un referendum che modifichi la attuale legge elettorale, il "Porcellum". Secondo indiscrezioni, i giudici potrebbero spostare la decisione sulla ammissibilità alla prossima camera di consiglio prevista per il 14 gennaio.


 Secono Aldo Bozzi, l'avvocato promotore della azione contro il "Porcellum", la legge attuale è responsabile di una "reiterata lesione del diritto di voto". "L'esercizio di voto non è libero - ha detto oggi Bozzi durante l'udienza pubblica - ed è condizionato e compresso da questa legge elettorale". Intanto Beppe Grillo attacca la Corte, dicendo che "Il popolo conta più di 15 persone dell'età media di 75 anni".

giovedì 28 novembre 2013

Berlusconi, i vignettisti: "Anche da decaduto continueremo a disegnarlo" - Schifani querela Sallusti .

Decaduto, almeno da senatore, Silvio Berlusconi, non verrà a mancare anche il soggetto principale della satira ai vignettisti dei quotidiani italiani, specie a quelli più pungenti nei suoi confronti? Le 'matite' illustri sentite dall'Adnkronos - da Altan a Staino a Giannelli - sembrano non temere questo 'vuoto'. Al contrario, si dicono sicure che il Cavaliere continuerà ad essere in qualche modo al centro della vita politica e dunque anche della satira politica.

 Vi mancherà Berlusconi? "No, temo proprio che purtroppo non ci mancherà affatto, che continuerà a far parlare di sé almeno per un po' di tempo", risponde Altan, vignettista di prima pagina su 'Repubblica'. "Del resto - osserva - è il suo mestiere principale quello di far parlare di sé. Temo dunque che rimarrà ad essere protagonista delle nostre vignette". Perché "temo"? Non è contento che non venga a mancare la materia prima del vostro lavoro? "No - replica secco Altan - preferirei di gran lunga essere meno ispirato e meno contento come vignettista e più soddisfatto come cittadino italiano. Faccio fatica a a consolarmi per il fatto che il Cavaliere continuerà a dare spunti al mio lavoro: sarebbe meglio avere meno 'verve' satirica e più appagamento politico, etico e civile". Più ottimista di Altan è Sergio Staino, storico vignettista su 'L'Unità'. "Berlusconi decaduto un danno per noi vignettisti? Assolutamente no! Anzi, è vero l'esatto contrario: ci aiuta moltissimo. Non ne possiamo più di fare quasi ogni giorno una vignetta satirica con lui o che parla di lui, ho il computer pieno delle sue facce e delle sue frasi. Finalmente, basta. Torniamo a liberare la nostra fantasia!", esulta. Racconta l'autore di 'Bobo': "Io, per esempio, ieri avrei tanto voluto fare una vignetta sui 40 milioni di euro stanziati per le navi da guerra e invece è stato inevitabile che mi sia toccato di farla su Berlusconi. La sua decadenza, ora dal Senato e presto dalla politica, ci libera da un'ossessione professionalmente quasi quotidiana. Ci liberiamo da un impaccio terribile". In questo caso, dunque, "la soddisfazione del cittadino Staino è la stessa del vignettista Staino: entrambi non ne potevano più", assicura. Quanto alle 'scorie' da smaltire, citate nella vignetta satirica di oggi, "sono ancora dentro di noi, ci vorrà un bel po' di tempo, forse un'intera generazione. La società va ripulita di queste scorie berlusconiane; ma la politica non potrà che registrare un'uscita di scena definitiva di Berlusconi, a parte qualche inevitabile ma isolato colpo di coda". Per Emilio Giannelli, quotidiano vignettista per il 'Corriere della sera', "la 'sparizione' di Berlusconi ci farebbe davvero indossare il nero del lutto come hanno fatto in Senato le sue sostenitrici. Ma, sceneggiate a parte, sono sicuro che il Cavaliere non sparirà come qualcuno sostiene ma continuerà a imperversare sulla scena politica, anche se non più come primo protagonista come è stato fino a oggi. Potrà sparire come 'capocomico' ma rimarrà comunque a far parte della 'compagnia'. Dunque, non dovrò indossare il lutto". Tra l'altro, "la cosa buona per noi vignettisti - spiega ancora Giannelli - è che Berlusconi non solo sta sulla scena politica, il che lo accomunerebbe a tanti altri personaggi politici; ma ci sta come autore di 'trovate' per cui, sotto questo punto di vista, è assolutamente insostituibile per chi fa satira politica. Non nel senso letterale della parola, però: tutti sono sostituibili. diciamo che è impareggiabile". Infatti, osserva, "dopo aver rinunciato nel tempo a Fanfani, ad Andreotti, a Craxi, potremo benissimo rinunciare anche a Berlusconi: nessuno è insostituibile, nella politica così come nella satira, che è sempre destinata a sopravvivere ai personaggi che mette quotidianamente nel mirino".

Intanto e' stato reso nota una dichiarazione che il senatore del Nuovo centrodestra Renato Schifani ha fatto oggi    ''Ritengo gravemente diffamatorie le frasi che mi riguardano contenute nell'articolo di Alessandro Sallusti, comparso su 'Il Giornale' di oggi, giovedì 28 novembre. Per tale ragione, ho dato mandato ai miei legali di presentare, per mio conto, querela presso l'autorità giudiziaria competente''.

Berlusconi decaduto, già aggiornata la scheda sul sito del Senato.

Alle 17.43 del 27 novembre del 20013 è scattata la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. All'indomani del voto, il sito del Senato ha già aggiornato la pagina dedicata ai senatori. Nell'elenco alfabetico dei componenti di Palazzo Madama della XVII legislatura accanto al nome BERLUSCONI compare la dicitura, tra parentesi, 'fino al 27 novembre 2013'.


All'interno della scheda biografica, poi, oltre ai dati sul giorno di 'elezione' e 'proclamazione' a senatore della Repubblica, compare una nuova voce: 'Mancata convalida dell'elezione: 27 novembre 2013'.

Cuperlo contro Renzi: ''E' in continuità con il ventennio berlusconiano''

"Non basta una figura carismatica alla guida, dobbiamo avere il coraggio di chiudere questa pagina della nostra storia". Gianni Cuperlo, ospite a 'L'Aria che tira' su La7, parla del ventennio berlusconiano e non risparmia critiche a Matteo Renzi.
Secondo il candidato alla segreteria del Pd, infatti, Renzi "si muove in continuità con il ventennio". Quanto agli aut aut del sindaco di Firenze all'esecutivo, "dire o si fa così o cade il governo non serve al Paese", spiega Cuperlo, ma "un cambio di passo è decisivo".


"A Renzi dico che abbiamo alle spalle sei-sette mesi in cui c'è stata la destra che ha detto o si fa così o cade il governo e non è questo il metodo che serve al Paese - sottolinea Cuperlo - Ma dobbiamo dire a Letta di avere più coraggio e radicalità. Il governo non ha più alibi, non tanto per la vicenda Berlusconi, ma per il fatto che c'è un Paese che ha bisogno di uscire dalla crisi più devastante della sua storia". Per il candidato alla segreteria del Pd, "il governo è più forte se fa, se si rimbocca le maniche con coraggio e radicalità. Le ricette di ieri non bastano più, il Paese è sull'orlo di una polveriera sociale. Adesso un cambio di passo è decisivo". Replica su Twitter Roberto Giachetti: "A Cuperlo sembra abbiano fatto una trasfusione del livore di D'Alema e del linguaggio di Forlani ma il risultato delle primarie non cambierà".

martedì 26 novembre 2013

"Domani in piazza, è solo l'inizio"E scoppia scontro Berlusconi-Pd

"Sono assolutamente innocente, sto subendo un tentativo di eliminazione politica attraverso la via giudiziara che trasforma la nostra democrazia in una democrazia dimezzata e viola il significato ultimo di Stato di diritto'' e segna ''il principio secondo cui la classe politica possa essere selezionata dal potere della magistratura". Silvio Berlusconi scatenato sui media alla vigilia del voto sulla propria decadenza da senatore che si terrà domani a partire dalle 19.

La decisione di palazzo Madama arriverà non prima della tarda serata, dopo una serie di votazioni complesse e al termine di una giornata che vedrà scendere in piazza i sostenitori del Cavaliere. "Una manifestazione assolutamente legittima e pacifica", assicura l'ex premier a Studio Aperto, aggiungendo tuttavia che sarà "solo l'inizio".



Parole che scatenano la reazione Pd. "Stiamo assistendo a un’escalation con toni sempre più violenti da parte di Berlusconi. Invocare la piazza contro una sentenza emessa da un tribunale rappresenta un punto di rottura con la storia della Repubblica e con il nostro sistema democratico", tuona Danilo Leva, responsabile Giustizia del Partito Democratico. Di piu, osserva il dirigente Pd, "è una strategia che mira a produrre tensione logorando il Paese e che rende Berlusconi sempre più anti-Stato. Oramai è chiaro che per sfuggire alla legge è pronto a incendiare l'Italia. Cedere al suo ricatto e alle sue minacce, creerebbe un precedente devastante per la tenuta stessa delle istituzioni democratiche", conclude.

Per Berlusconi "non è accettabile che si voti la decadenza attraverso una forzatura costituzionale di una legge che diventa retroattiva per me". Persino il leader russo Vladimir Putin, racconta, "quando gli ho spiegato cosa sta capitando, era incredulo e scandalizzato e anche sopreso dal fatto che il nostro Paese si permetta" di trattare così "un protagonistra" della storia degli ultimi vent'anni. Inoltre, ricorda il leader di Fi-Pdl , dai nuovi documenti sulla vicenda dei diritti Tv, che "costituiscono fatti nuovi", "viene fuori con assoluta evidenza che sono estraneo alle accuse che mi vengono addebitate: non sono mai stato socio occulto di Agrama ma parte lesa di questa operazione che ha procurato a Mediaset e a me un danno di numerosi milioni di dollari".

Più tardi, parlando alla riunione dei gruppi Fi di Camera e Senato Berlusconi, ha spiegato che "è in atto una gara di velocità tra le Procure di Napoli e Milano a chi mi agguanta prima" e ha annunciato che "domani alle 21, sarò a Porta a Porta da Vespa...Ho ripreso a parlare", ha detto.

Già in mattinata Berlusconi era intervenuto a 'La Telefonata' trasmessa da Canale 5 spiegando che non lascerà il Senato con un gesto clamoroso prima del voto di domani. "Non credo di poterlo fare non sarebbe corretto, soprattuto nei confronti di milioni di italiani che mi hanno votato", ha dichiarato spiegando che nei prossimi giorni verrà presentata l'istanza di revisione del processo per i diritti tv, visto che "ci sono 12 testimoni, di cui 7 nuovi", che non sono mai stati ascoltati dai magistrati e infine ha assicurato che al momento della nascita del governo delle larghe intese, non ha 'patteggiato' con Giorgio Napolitano per cercare ottenere un 'salvacondotto' processuale. "Non se ne è mai parlato - ha detto Berlusconi - io a Napolitano non ho mai chiesto nulla per me".

Da qui un nuovo appello ai senatori di Pd e del movimento 5 stelle: "Ho scritto ai senatori di Pd e M5S per ricordare loro che siamo avversari politici ma questo non deve far venir meno il rispetto per la verità e la dignità delle persone. Se ci fosse un minimo di indipendenza di giudizio da parte di questi parlamentari rispetto alle indicazioni dei loro partiti, dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza" e amettere "in modo incontrovertibile la mia estraneità" dalla vicenda.

"Spero che da qui in avanti gli elettori del centrodestra guardino alla realtà dei fatti e della nostra storia, in modo che capiscano che, se non danno tutti i loro voti a un'unica forza politica, non ci sarà nessuna maggioranza in Parlamento in grado di cambiare l'Italia. Quanto alla legge di stabilità "fino a ora il governo ha fatto solo confusione, al punto tale che non è riuscito a mettere a punto un testo definitivo".

Intanto un comunicato rende noto che Niccolò Ghedini e Franco Coppi, legali di Silvio Berlusconi, terranno una conferenza stampa che si svolgerà oggi alle 15, alla Sala stampa Estera a Roma

Intanto Michaela Biancofiore si toglie qualche sassolino dalla scarpa contro chi ha voltato le spalle al Cavaliere. E l'occassione si crea in tv, nel corso della diretta del talk show Piazza Pulita su La7. La deputata di Forza Italia punta il dito contro il ministro dell'Interno e leader del Nuovo Centrodestra Angelino Alfano: "E' il più grande ruffiano che abbia mai visto attorno Berlusconi. E' la persona che aveva la lingua più appiccicata a Berlusconi. Infatti, ha ottenuto tutto da lui. Mi viene il disgusto a pensarci".
"Io l'ho sempre contestato Alfano", continua Biancofiore. "Il giorno dopo la sentenza della Cassazione piangeva davanti ai gruppi parlamentari - sottolinea -, bisogna capire per cosa: se per commozione nei confronti di Berlusconi o per paura di lasciare il governo. L'ho visto in ogni dove blandire Berlusconi. Pochi giorni prima della scissione, Biancofiore racconta di aver sentito dire ad Alfano: "'La nostra vita è intrecciata con la sua, non la lasceremo mai'. Ecco questi sono i ruffiani".

Manovra, maxiemendamento e fiducia Forza Italia verso uscita da maggioranza

l maxiemendamento alla legge di stabilità ''recepirà integralmente il lavoro della commissione Bilancio e lo integrerà con gli emendamenti di governo e relatori'' già presentati in commissione, ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, al termine della capigruppo del Senato.
A partire dalle 19 si procederà con le dichiarazioni di voto finali sulla fiducia e poi con la votazione nominale dei senatori. L'aula del Senato inizierà a votare la fiducia a partire dalle 20.30. La seduta sarà quindi sospesa, per consentire al governo di presentare la nota variazione bilancio, che sarà trasmessa a commissione competente (Bilancio). Poi si procederà alla votazione della nota di variazione e, infine, al ddl bilancio.


I capigruppo di Forza Italia al Senato, Paolo Romani e alla Camera, Renato Brunetta, terranno una conferenza stampa alle 17 a Palazzo Madama per annunciare l'atteggiamento del partito rispetto alla legge di stabilità. A quanto si apprende l'orientamento sarebbe quello di uscire dalla maggioranza, anche se Brunetta non vuole anticipare nulla: "Aspettiamo il maxiemendamento", si limita a dire.
"Che questa legge ottenga la fiducia o meno, non ci sta bene", ha detto il leader del Uil, Luigi Angeletti. "Siamo qui per ribadire il nostro giudizio - ha aggiunto - prendere iniziative e forme di mobilitazione per modificarla". "Siamo fiduciosi che riusciremo a spuntarla", ha concluso.

giovedì 21 novembre 2013

No tav, la procura di Roma indaga. Letta: «Scene di violenza ingiustificabile»

Coda polemica e giudiziaria per gli scontri scoppiati mercoledì pomeriggio in centro a Roma tra il movimento degli antagonisti e le forze dell’ordine proprio durante il vertice tra Italia e Francia . Il premier Letta ha definito «ingiustificabili» le proteste violente contro la Tav e «molto grave l’assalto a sedi di partito». La procura di Roma, poi, ha aperto un’inchiesta per ora a carico di ignoti.
 

Con gli scontri si è «passato il limite e non credo che siano giustificabili in nessun modo» le scene che abbiamo visto; «lo dico davanti a tante parole giustificazioniste ascoltate» in questi mesi. Lo ha detto il premier Enrico Letta, a proposito delle manifestazioni contro la Tav durante il vertice con il presidente francese Francois Hollande. «Ci sono stati degli scontri in città, devastazioni molto gravi e l’assalto a sedi di partito che ho trovato molto grave e che mi sento di stigmatizzare a prescindere da quale partito si tratti».

Intanto, la procura di Roma ha aperto un’inchiesta, per ora a carico di ignoti, dopo gli scontri scoppiati mercoledì pomeriggio in via dei Giubbonari e in piazza Campo de’ Fiori tra i manifestanti No Tav e le forze dell’ordine che avevano creato uno zona rossa per salvaguardare la sede del ministero della Giustizia e poi l’ambasciata francese di piazza Farnese. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo indaga per violenza privata, danneggiamento, lancio di oggetti (bombe carta, bottiglie, bastoni e sassi) e lesioni personali in relazione al ferimento di sei agenti di polizia. Il magistrato è in attesa di ricevere un’informativa della Digos che è al lavoro per individuare i manifestanti più violenti attraverso foto e immagini delle telecamere del centro storico.

Caso Ruby, depositate motivazioni sulla condanna di Berlusconi

Il giudice Giulia Turri, che ha depositato le motivazioni, ha respinto la richiesta spiegando che ai sensi dell’articolo 116 del codice di procedura penale non sono "soggetti legittimati" a prenderne visione. Dopo qualche minuto trapelano i primi stralci su ciò che i giudici hanno scritto nelle motivazioni: 


 "Risulta innanzitutto provato che l’imputato abbia compiuto atti sessuali con El Mahroug Karima in cambio di ingenti somme di denaro e di altre utilità quali gioielli".  "Ritiene il Tribunale che la valutazione unitaria del materiale probatorio illustrato evidenzi lo stabile inserimento della ragazza nel collaudato sistema prostitutivo di Arcore ove giovani donne, alcune delle quali prostitute professioniste, compivano atti sessuali in plurimi contesti".
"Risulta provato - si legge ancora - che il regista delle esibizioni sessuali delle giovani donne fosse proprio Berlusconi, il quale dava il via al cosiddetto bunga bunga in cui le ospiti di sesso femminile si attivavano per soddisfare i desideri dell’imputato, ossia per fargli provare piaceri corporei, come chiarito dalla stessa El Mahroug, inscenando balli con il palo da lap dance, spogliarelli, travestimenti e toccamenti reciproci".  I giudidi proseguono scrivendo che "a tale preludio faceva poi seguito la notte ad Arcore con il presidente del Consiglio, in promiscuità sessuale, ma soltanto per alcune giovani scelte personalmente dal padrone di casa tra le sue ospiti femminili. Certo è che, tra queste, egli scelse El Mahroug Karima in almeno due occasioni".
In un altro passaggio si legge che c’è "la prova, al di là di ogni ragionevole dubbio, della consapevolezza dell’imputato della minore età di El Mahroug Karima nella forma del dolo diretto".
"Il presidente del Consiglio dei ministri ha chiamato nel cuore della notte il capo di gabinetto per chiedere la liberazione" di Ruby "al fine di ottenere per sé un duplice vantaggio": da un lato, la ragazza veniva in tal modo rilasciata per cui la stessa avrebbe
potuto continuare indisturbata a frequentare Arcore e, dall’altro, evitava che la stessa potesse riferire alle forze dell’ordine o alle assistenti sociali di avere compiuto atti sessuali a pagamento con lo stesso imputato, garantendosi così l’impunità". La prova che Berlusconi sapeva della minore età di Ruby? Per i giudici è nella telefonata che l’ex premier fece in Questura la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010: "La prova della consapevolezza in capo all’imputato - scrivono - si trae logicamente dal comportamento tenuto da Berlusconi a seguito del controllo di Karima effettuato dal Commissariato Monforte-Vittoria in corso Buenos Aires".
Berlusconi, si legge ancora nelle motivazioni della sentenza, avrebbe inquinato le prove del processo: "Ritiene il Tribunale di dovere tenere conto anche della capacità a delinquere dell’imputato, desunta dalla condotta susseguente ai reati, consistita nell’attività sistematica di inquinamento probatorio a partire dal 6 ottobre 2010, attuata anche corrispondendo a El Marough Karima e ad alcune testimoni ingenti somme di denaro".
Il Cavaliere "non cessò affatto di avere rapporti con la minorenne" dopo la notte del controllo in questura il 27 maggio 2010, "tanto che ne pretese l’affidamento a Minetti Nicole, una delle fedeli frequentatrici della residenza di Arcore, bene inserita nel sistema prostitutivo, la quale coadiuvava addirittura l’imputato nella gestione degli appartamenti di via Olgettina, provvedendo a mantenere i contatti con il gestore dell’immobiliare e con il ragioniere Spinelli per i pagamenti delle spese e dei canoni di affitto delle ragazze".
Secondo i giudici il capo di gabinetto della questura di Milano, Pietro Ostuni, obbedì alla richiesta dell’allora premier Berlusconi di rilasciare Ruby perché preoccupato da eventuali rischi sulla sua carriera. Se i giudici definiscono una "frottola" la parentela tra Ruby e il presidente Mubarak la condotta di Ostuni "rivela un palese timore del soggetto passivo, derivante dall’indebita richiesta avanzata da Berlusconi, tanto da non potere sottrarvisi, anche solo al fine di evitare eventuali ripercussioni negative sul suo futuro professionale, in virtù dei rapporti gerarchici intercorrenti tra i protagonisti e dei ruoli dagli stessi rivestiti".
Molto duro il commento dei legali di Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo: "Certo che la condanna a un cittadino a sette anni di reclusione in un processo dove tutte le asserite persone offese ne attestano l’innocenza, compresi i funzionari di polizia, è davvero un fatto che poteva accadere soltanto al presidente Berlusconi. Una concussione per costrizione con l’asserito concusso che nega di esserlo e che viene ritenuto tale perchè avrebbe potuto, ipoteticamente, temere effetti negativi per la sua carriera. Mai il dottor Ostuni ha prospettato di aver lontanamente pensato a tale evenienza. Nel contempo la dottoressa Iafrate ha costantemente dichiarato di aver deciso in piena e totale autonomia e libertà l’affido di Ruby" sottolineano Longo e Ghedini. "Parimenti è del tutto assurda la ricostruzione delle serate ad Arcore e dei rapporti con Ruby. Tutte le testimonianze, oltre trenta, che non collimavano con le poche dell’accusa, sono state non solo neglette ma addirittura ritenute false. Le nette e reiterate negazioni di Ruby, verbalizzate ben prima della serata del 6/10/2010, che segnerebbe a parere del Tribunale la consapevolezza del presidente Berlusconi in ordine alle dichiarazioni rese in Procura, non vengono neppure considerate", rimarcano.
"Ruby ha sempre negato fin dal primo momento qualsiasi atto sessuale con il Presidente Berlusconi e qualsiasi dazione di denaro a ciò rivolta. Ugualmente la teste ha sempre ribadito che il presidente Berlusconi era inconsapevole, comunque, della sua minore età. Certo che la condanna ad un cittadino a sette anni di reclusione in un processo dove tutte le asserite persone offese ne attestano l’innocenza, compresi i funzionari di polizia, è davvero un fatto che poteva accadere soltanto al presidente Berlusconi".

martedì 19 novembre 2013

Caso Cancellieri, gli atti trasferiti da Torino alla Procura di Roma

E' sul tavolo del procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, il fascicolo riguardante il caso del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, aperto dalla procura di Torino senza indicazione di reati o di indagati. Il fascicolo rubricato come ''K'' sarà esaminato mercoledì mattina da Pignatone per studiarne il contenuto e vedere a chi debba essere assegnato per i prossimi accertamenti.



Intanto sarà il premier Enrico Letta a prendere la parola martedì sera sul caso Cancellieri davanti ai deputati del Pd. Un intervento, quello del premier, mirato a chiudere, o per lo meno, 'congelare' la vicenda. Anche se in queste ore Matteo Renzi lo invita a non ''metterci la faccia'' ("se poi ritenesse di metterci la faccia, non vogliamo creare elementi di conflitto con il premier, ma fossi in lui non lo farei", dice). Non ci sono fatti nuovi, non ci sono elementi ulteriori dal punto di vista giudiziario, nulla insomma che possa giustificare un mutamento della posizione del Pd sul caso Cancellieri rispetto alla fiducia confermata il 5 novembre, quando il ministro intervenne in aula per difendersi. Questo sarebbe il senso dell'intervento del premier al gruppo Pd. "E sarebbe auspicabile evitare un voto dell'assemblea sulle parole del presidente del Consiglio", spiega un dirigente dem. Tuttavia il fronte renziano preme comunque per un momento di chiarezza nel gruppo. Lo stesso Renzi nella sua enews di martedì ha chiesto che si voti in modo palese: "Spero che nel gruppo si voti, in modo palese, con ciascun parlamentare che esprime la sua opinione spiegandola ai colleghi e agli elettori".

Renzi ha già chiarito che qualunque sarà la decisione del gruppo, si adeguerà. "Ma dobbiamo votare guardandoci in faccia - dice Ernesto Carbone -. Io sono stato il primo a chiedere le dimissioni di Cancellieri, ma se si prende una decisione, tutti la devono rispettare. Non è ammissibile che poi qualcuno, nel voto in Aula, non si adegui alla disciplina di gruppo. Altrimenti non siamo un gruppo parlamentare, ma solo gente che siede vicina nei banchi di Montecitorio...". Il riferimento è a Pippo Civati che all'assemblea illustrerà la mozione di sfiducia nei confronti del ministro Cancellieri che è stata sottoscritta da 15 parlamentari. In tutto questo, nel Pd si continua a sperare fino all'ultimo in un atto del Guardasigilli, in un passo indietro che tolga il Pd e Letta dall'impasse che si è creata.

Il sindaco di Firenze nell'insistere sulle dimissioni del ministro, precisa che questo non sarebbe un danno per il governo. Anzi, il contrario. "Se cambia il ministro della Giustizia il governo Letta è più forte, non più debole. Perché con questo ministro, qualsiasi intervento sulle carceri, qualsiasi posizione sulla riforma della Giustizia sconterà un giudizio diffidente di larga parte degli italiani". Quindi invita Letta a non partecipare all'assemblea del gruppo Pd. "Per me sarebbe meglio che Letta lasci al Parlamento il compito discutere", dice Renzi via Twitter. Se il presidente del Consiglio, continua Renzi, "dice 'poniamo una questione di fiducia sul governo', fossi in lui non lo farei".

"Valuteremo se c'è coerenza nei comportamenti - scrive Civati sul suo blog -. Leggiamo già che molti si sono defilati, che un partito di maggioranza non può votare una mozione di sfiducia presentata dalle minoranze e che addirittura non può presentare un proprio documento. Tutte cose serie, s'intende: solo che non si capisce quale sia la posizione del Pd".

Ciclone sulla Sardegna, "stanziati 20 mln per prima emergenza". Letta: dramma di proporzioni incredibili

Il Consiglio dei ministri, che ha "dichiarato lo stato di emergenza", ha inoltre stanziato 20 mln per affrontare le prime emergenze causate dall'eccezionale ondata di maltempo che si è abbattuta sulla Sardegna. Lo ha comunicato il presidente del Consiglio Enrico Letta, al termine del Consiglio dei ministri. "Lo stato di emergenza - ha detto Letta - riguarda l'allocazione di 20 mln di euro, un quantitativo che in questo momento crediamo essere necessario per gli interventi primari, essenziali: il salvataggio delle vite umane, l'assistenza alle popolazioni sfollate e il ripristino della viabilità, dato che c'è un blocco drammatico che rende molto più complessi gli interventi".



L'esigenza di allentare i vincoli di bilancio si porrà, ha ripetuto il premier, in un secondo momento, quando si procederà alla ricostruzione. "Funziona sempre così: quando succede un fatto calamitoso come questo, l'allentamento del patto di Stabilità, per i comuni toccati è una conseguenza assolutamente naturale".

Siamo di fronte a un dramma di proporzioni incredibili - aveva sottolineato Letta durante un'intervista al direttore di Radio Rai Uno, Antonio Preziosi - perché in 24 ore è piovuta una massa d'acqua equivalente alle precipitazioni di un anno intero in quella zona".

Letta ha fatto sapere che andrà sicuramente in Sardegna e che comunque intanto già oggi ci andrà il ministro della Difesa "per stare al fianco delle Forze Armate, a cui va il nostro ringraziamento per il lavoro che stanno facendo. L'apparato dello Stato sta facendo di tutto per cercare di venire incontro alle drammatiche esigenze determinate da una situazione assolutamente straordinaria".

Le questioni relative alle iniziative da assumere per affrontare l'emergenza maltempo in Sardegna saranno all'ordine del giorno della prossima Conferenza delle Regioni, in programma per giovedi' 21 novembre alle ore 10. In un telegramma inviato al presidente della Regione Sardegna Cappellacci, Vasco Errani ha manifestato ''la vicinanza e la solidarietà di tutte le Regioni italiane per la tragedia che ha colpito la Sardegna ed esprimo, a nome di tutti i presidenti delle Regioni, il profondo cordoglio per le vittime provocate dall'alluvione''. ''Ho avuto modo - ha aggiunto Errani - di contattare il presidente Cappellacci e, al di là delle immediate azioni intraprese dalla Protezione civile, insieme alla Regione Sardegna valuteremo la situazione e le ulteriori iniziative da assumere nel corso della prossima Conferenza delle Regioni''.

Pd, Renzi vince tra gli iscritti: ''Ora avanti tutta verso l'8 dicembre''

Matteo Renzi si aggiudica il primo posto nel voto degli iscritti con il 46,7%, seguito da Gianni Cuperlo con il 38,4%. Dopo giorni di guerra di cifre, arrivano i dati ufficiali del voto nei circoli. Ad annunciarli in una conferenza stampa al Nazareno, Davide Zoggia, responsabile organizzazione del Pd. "Si tratta di dati ancora ufficiosi -precisa Zoggia- perché non abbiamo ancora il 100% di tutti i congressi ma quando li avremo tutti, si tratterà di variazioni non significative".



Al terzo posto è arrivato Pippo Civati con il 9,2% e a chiudere Gianni Pittella con un risultato leggermente sotto il 6%. "Si è votato in 7 mila circoli -aggiunge Zoggia- e la partecipazione è stata poco sotto i 300 mila iscritti che hanno votato nei congressi di circolo". Zoggia, infine, ha spiegato che alcuni congressi sono ancora in corso e si tratta di Asti, Rovigo e Frosinone, "più alcuni circoli sparsi per l'Italia. Ma ripeto che quando avremo tutti i risultati le variazioni non saranno comunque significative".

"Grazie! Essere nettamente in testa anche tra gli iscritti è un risultato che in molti non si aspettavano", scrive Matteo Renzi su Facebook. "Bene così -aggiunge-, avanti tutta fino alle primarie aperte e libere dell'8 dicembre".

''La partita è ancora aperta'', commenta Gianni Cuperlo al Tg3. Hanno dipinto queste primarie come ''un plebiscito'', come una ''strada asfaltata'' per Renzi, e invece ''il 40% o giù di lì'' ha scelto una impostazione diversa. Ora ''mi aspetto primarie molto partecipate, due milioni o piu' di persone'' che ''rifletteranno questo primo passaggio'', perche' il popolo degli iscritti non e' cosi' diverso, spiega, di coloro che voteranno l'8 dicembre. Poi, la stoccata a Matteo Renzi: ''Quando il sindaco parla di una sinistra distrutta non riflette la realta'''. E da questa corsa congressuale ''esce l'indicazione di una sinistra viva e vitale''.

sabato 16 novembre 2013

Sondaggi, Forza Italia Basta il vecchio nome: così aumentano i voti

Lo chiamano brand. Nelle ricerche di mercato il marchio è uno degli «oggetti» più analizzati. Un altro termine americano: awarness. La conoscenza, la consapevolezza. Se ne fanno di tutti i colori per capire quanto il marchio di un prodotto sia conosciuto, posizionato, eccetera, con altri e sempre più strani termini Usa per definire le tecniche delle indagini di mercato. D’altronde gli americani non sono certo sprovveduti e sanno quanta forza commerciale possa avere il marchio di un prodotto. Ed in politica pare essere la stessa cosa. È accaduto che domenica scorsa si sia riformata la Nuova An che, sostengono i promotori, vuole riportare sulla scena politica il «simbolo di un partito scioltosi quattro anni fa senza essere stato sconfitto alle elezioni e senza avere problemi con la giustizia».


La scissione del Pdl tra falchi e filo-governativi può essere trasformata dal Cavaliere in una nuova occasione. Vi spiego. Si mantengono entrambi i simboli: ovvero si accontentano entrambe le fazioni e, soprattutto, si dà una maggiore offerta all’elettore. Normalmente il nostro istituto non pubblica le intenzioni di voto ai partiti, preferisce concentrarsi su altri tipi di analisi, per ragioni che sono state già spiegate, ma per avere una riprova di quanto potrebbe succedere si è fatta un’eccezione. Il risultato è stupefacente.  La nuova An al 6%, Fratelli d’Italia neanche all’1%. Pdl al 10% e Forza Italia al 18%. La somma dà 5 punti in più di quanto veniva dato il partito unitario del centrodestra negli ultimi sondaggi. Anche a sinistra si vede. Vendola indagato? Ecco che alcuni si rifugiano in Rifondazione o dai Comunisti Italiani. Vi sono due fatti che mi inducono a confermare la bontà di questi dati. Uno è puramente numerico.

 I valori degli altri partiti si comportano in maniera attesa: il Pd, che non è certo influenzato da quello che avviene a destra, resta  sul valore che tutti gli stanno attribuendo in questo periodo, così come la stessa Scelta Civica o Casini. Grillo invece arretra di almeno 5 punti rispetto agli ultimi sondaggi. Gli indecisi tornano ad una quota fisiologica (in questo caso al 28%) dopo essere stati mesi almeno al 40%. Si è già detto come molti delusi del centrodestra si siano rifugiati nei 5 Stelle o siano andati nel non-voto. Eccoli che tornano. Il secondo fatto è che quando si pensa ai tentativi dei socialisti o dei democristiani di ricompattarsi sotto il vecchio simbolo si pensa al fallimento. E allora perché in questo caso le cose sembrano andare così bene? È già stato detto per An, ma neanche Forza Italia o il Pci sono stati sconfitti alle elezioni o sono stati travolti dalla giustizia. Non è quindi illogico quello che sta succedendo.

Berlusconi rinasce Forza Italia,giovani datevi da fare ,scissionisti di Alfano nel "Nuovo Centrodestra"

"Siamo qui per ratificare la dipartita nostra dal Pdl, che probabilmente potrà restare come nome per la coalizione di tutti i moderati e per la nascita di Forza Italia che da tanto tempo avevamo nel nostro cuore". Ha esordito così Silvio Berlusconi nel suo intervento al Palazzo dei Congressi per il Consiglio nazionale del Pdl. "Siete consapevoli che la difesa della libertà dipende da noi?", ha detto Berlusconi nel suo intervento.
La divisione che si è determinata nel Pdl va "contro la missione di unire i moderati" ed è stata motivata non da questioni legate ai valori ma "per distanze personali", dopo tante dichiarazioni che si sono "succedute sulle agenzie", ha affermato Berlusconi.
 

"Ho appreso con dolore ad un certo punto che veniva annunciata la nascita di un nuovo centrodestra. Stanotte vi confesso che non ci ho dormito", ha dichiarato. "Nuovo centrodestra non è un nome fortunato visti i componenti. E visto che ci sono Fratelli d'Italia gli avevo consigliato di chiamarsi Cugini d'Italia", ha ironizzato. Tuttavia "vi invito a non fare alcuna dichiarazione nei loro confronti" ma di tenere lo stesso atteggiamento "che abbiamo nei riguardi della Lega e di Fratelli d'Italia", perché, "nonostante all'inizio potranno apparire alleati della sinistra", dovranno "necessariamente far parte della coalizione di centrodestra". Silvio Berlusconi torna a porre la questione dell'alleanza con il Pd.

 Il Cavaliere ricorda di aver posto agli alfaniani la questione di "come si fa a stare al tavolo dello stesso governo con chi vuole l'uccisione del vostro leader". Ripercorrendo le fasi precedenti la rottura determinatasi all'interno del partito, con riferimento al voto di fiducia al governo il 2 ottobre in Senato, ha spiegato: "Avevo ripetutamente fatto presente che in questo momento non siamo più in grado di far cadere il governo - ha ribadito -; che il Movimento 5 stelle ha diversi senatori che fruiscono per questo titolo di nobiltà più di 14mila euro; che non sarebbero stati disposti a perdere titolo e assegno e sono venuti fuori 20 nomi sicuri che hanno garantito il loro sostegno al governo. Noi al massimo ci saremmo messi fuori, dando il nostro assenso ai provvedimenti che avremmo ritenuto utili alla comunità". "Alla Merkel e a Sarkozy dava fastidio questo signore che aveva l'esperienza e la forza di dire no alle loro proposte che a me apparivano insensate", ha poi affermato. L'ex premier ha ricordato la richiesta di limiti per le auto italiane per l'emissione di gas per il buco dell'ozono, l'introduzione della Tobin tax, a cui sarebbe stato favorevole a patto che tutti gli Stati fossero d'accordo. Una tassa che poi è stata introdotta dal governo di Mario Monti "che ha fatto una politica in ginocchio alla Germania".

"Nei ministri del nostro governo non vedo il necessario coraggio - ha continuato - né la statura per farsi ascoltare in Europa" al fine di fronteggiare la crisi economica, ha detto Berlusconi. "Se dovesse esserci un governo Pd-M5S molti di noi sarebbero costretti a espatriare", ha poi sottolineato, invocando quindi come unica soluzione quella "di far votar tutti per Forza Italia". Parlando della sentenza sui diritti tv, Berlusconi ha annunciato: "Ci saranno presto delle importanti novità" in grado di ribaltare la sentenza di condanna per i diritti tv, emerse "dopo che la notizia ha fatto il giro del mondo". Berlusconi dice di non spiegarsi "la fretta" nella procedura di decadenza da palazzo Madama e ipotizza: "Forse il Pd vuole la mia testa su un piatto d'argento per l'8 dicembre", data delle primarie. "Come chiamereste questi signori che calpestano la legge? Io li chiamo fuorilegge", ha affermato riferendosi alla posizione assunta dal Pd nell'iter seguito per l'esame al Senato della questione della sua decadenza. Tra gli applausi del Consiglio nazionale, Berlusconi ha dichiarato: "Perché Forza Italia? Perché siamo inguaribili ottimisti e ci vogliamo riprovare ancora, vogliamo una nuova primavera e la resurrezione di un nome che abbiamo dentro il cuore". Il partito dovrà avere le "porte aperte" e non dovrà più accadere che "chi vuole iscriversi non sappia a chi rivolgersi" e per questo ci sarà una riorganizzazione sul territorio e la nascita dei club, "ho bisogno di sostegno - ha detto - chiamiamoli Club Forza Silvio". Il Cavaliere ha aggiunto di volere che "i club facciano anche volontariato, nel momento in cui il Paese soffre la miseria".

 Dopo un'ora e mezza di intervento Berlusconi ha confessato di non riuscire a trattenere l'"emozione" e ha mostrato visibilmente i segni di stanchezza e stress. Immediatamente è salito sul palco il medico personale Alberto Zangrillo, seguito dagli uomini della scorta e da esponenti di partito a cominciare dal capogruppo alla Camera Renato Brunetta. Berlusconi è sceso dal palco appoggiandosi ad un uomo della scorta poi, qualche minuto dopo è risalito per votare il documento che sancisce il ritorno a Forza Italia.
Alla fine il 100% degli aventi diritto ha approvato il documento presentato al Consiglio nazionale del Pdl e letto da Renato Brunetta dal podio per la votazione. Prima di procedere, per alzata di badge, Brunetta ha precisato i dati della composizione dell'assemblea: su 870 componenti, i presenti aventi diritto di voto erano 613, pari a oltre il 70% del plenum, e poi c'erano un certo numero di assenti con regolare giustificazione.

Al momento del voto, Brunetta, che aveva dietro di sé proprio Silvio Berlusconi che ci ha tenuto a indossare anche lui il cartellino, ha richiamato tutti alla massima attenzione e a mantenere un certo ordine per poter verificare il risultato. Si è cominciato con gli astenuti: zero. Quindi i contrari: zero. L'approvazione del documento con la fine delle attività del Pdl, l'avvio di quella di Fi, e l'investitura di Silvio Berlusconi è così passata all'unanimità.

giovedì 14 novembre 2013

Ennesimo attacco al PDL ,rinviato a giudizio il senatore Minzolini

Abuso in atti d'ufficio. Per questa accusa il gup del tribunale di Roma ha rinviato a giudizio l'ex direttore del Tg1 e attuale senatore del Pdl, Augusto Minzolini. Il procedimento riguarda proprio il periodo in cui il giornalista era alla guida del telegiornale dell'ammiraglia Rai, l'aver deciso di spostare dalla conduzione Tiziana Ferrario e non averla ricollocata per un determinato periodo di tempo.



Il caso è stato sollevato dalla stessa Ferrario che tramite i suoi legali presentò una denuncia. Per questa vicenda nel marzo scorso Minzolini era stato ascoltato dagli inquirenti negli uffici di piazzale Clodio. In quell'occasione aveva sostenuto che le "scelte effettuate nei cambi di conduzione furono fatte in base ad un fisiologico turn over".

Il 14 febbraio 2013 Minzolini è stato assolto, sempre a Roma, dall'accusa di peculato per il presunto utilizzo improprio delle carte di credito aziendali a lui affidate. Il processo a carico di Minzolini comincerà l'8 aprile prossimo, davanti ai giudici della IV sezione. Il suo difensore ha spiegato: "Rimaniamo convinti della validità delle nostre ragioni. Dimostreremo in dibattimento la validità di quanto sosteniamo".

La Germania va per la sua strada: "No a Eurobond e a fondo di riscatto"

Niente eurobond, né fondi di riscatto: anche il futuro governo di grande coalizione tedesco non prevede per il futuro dell'eurozona alcuna condivisione del debito. E' quanto hanno deciso i futuri partner di coalizione, l'Unione di Cdu/Csu e la Spd, secondo quanto riporta il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung.



Tra Unione e socialdemocratici ci sono "molti punti in comune" sulla politica europea, scrive la Faz citando il segretario generale della Cdu, Hermann Groehe. E nella bozza finale è passata l'idea che ogni Stato dell'eurozona sia garante e responsabile del proprio debito.

L'impronta socialdemocratica nella grande coalizione l'ha poi spiegata la vicepresidente Spd, Andrea Nahles, parlando di un'Unione europea sociale, che combatta congiuntamente il fenomeno del dumping salariale e affronti la questione della disoccupazione giovanile. Anche secondo la politica Spd, con l'Unione è stata trovata sulle questioni europee un "risultato sostenibile per i prossimi anni".

Napolitano: "In Italia troppi veleni". Brunetta e Bondi: "Non ha fatto niente per pacificare".

“In Italia siamo immersi in una faticosa quotidianità, dominata dalla tumultuosa pressione e dalla gravità dei problemi del Paese e stravolta da esasperazioni di parte in un clima avvelenato e destabilizzante”. Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo intervento in occasione della visita di Papa Francesco al Quirinale. ”Quanto siamo lontani nel nostro Paese – aggiunge il capo dello Stato riferendosi al pontefice – da quella ‘cultura dell’incontro’ che Ella ama evocare, da quella Sua invocazione ‘dialogo, dialogo, dialogo!’”. Anche per questo motivo dunque, la politica è “esposta non solo a fondate critiche ma ad attacchi distruttivi” e quindi ha bisogno di recuperare rispetto e partecipazione “liberandosi dalla piaga della corruzione e dai meschini particolarismi”. Per questo bisogna rinnovare le basi “ideali, sociali e culturali”.



Ma queste dichiarazioni, con la quale il capo dello Stato è tornato ad auspicare che la convivenza del Paese si fondi sul dialogo, diventano il pretesto dell’ennesima polemica di una parte del Pdl nei confronti del Quirinale sul tema della cosiddetta pacificazione. Sandro Bondi dichiara: “Sono d’accordo con Napolitano quando sostiene che in Italia prevale un clima politico avvelenato, ma sono dell’opinione che non abbia fatto nulla per stemperare le esasperazioni e per pacificare davvero la vita politica italiana. Era l’unico che poteva farlo sia per la sua coscienza storica dei problemi dell’Italia sia per le prerogative di cui dispone”.

A rimorchio arriva il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta: “Il presidente Napolitano ha descritto al Papa il ‘clima destabilizzante e avvelenato’ che domina l’Italia. Lo ha fatto parlando quasi da spettatore rassegnato. Io credo che invece il capo dello Stato ha la responsabilità istituzionale, le risorse e l’energia per fare molto, in prima persona, per dare stabilità e contrastare i veleni nella vita pubblica”. Invece, spiega Brunetta, “non è, e lo ha sempre dimostrato, una comparsa impotente e marginale della nostra scena, ma un protagonista. Il mio appello è che non si consegni al pessimismo, non sottovaluti il peso delle sue scelte nella bilancia della storia, e faccia proprio – lo dico con l’ammirazione di un non credente – l’invito di papa Francesco a operare per ‘la creatività e la concordia necessarie al suo (dell’Italia, ndr) armonioso sviluppo’”

lunedì 11 novembre 2013

Legge di stabilità, Pd-Pdl: esentare dall’Irpef i redditi inferiori a 12 mila euro

Esentare dall’Irpef i redditi inferiori ai 12.000 euro. È il contenuto di due emendamenti alla legge di Stabilità - uno proveniente dalle file del Pdl (prima firmataria Anna Cinzia Bonfrisco), l’altro da quelle del Pd (primo firmatario Giancarlo Sangalli) - per modificare il cuneo fiscale.


GLI ALTRI TEMI - Ma c’è anche chi propone di tassare tutto il salario di produttività al 10%. È l’idea avanzata in un altro emendamento da Maurizio Sacconi (presidente della Commissione Lavoro del Senato), che chiede di sostituire così il taglio del cuneo fiscale. L’imposta al 10% si applicherebbe in questo modo solo ai redditi inferiori ai 40.000 euro annui su una retribuzione lorda non superiore ai 6.000 euro.
Altri emendamenti Pd-Pdl presentati alla legge di Stabilità prevedono inoltre di reintrodurre gli sgravi per i figli, nella misura di 50 euro ciascuno. Tra le numerose proposte, il Pdl con Federica Chiavaroli punta a fare in modo che nel conteggio della nuova Trise si faccia riferimento alla capacità contributiva e in aggiunta siano previste le detrazioni mentre nell’emendamento a firma Nicoletta Favero si prevedono unicamente gli sgravi.

I SINDACATI - Sulla legge sono tornati a parlare anche i sindacati. «Penso che il presidente del Consiglio sbagli quando dice che l’impianto della legge di Stabilità non può essere cambiato — ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, secondo cui la legge — mantiene l’Italia nelle condizioni di un paese in deflazione e dove continua ad aumentare la disoccupazione». Nella mattinata di lunedì i leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti hanno avuto sul tema degli incontri, prima con i parlamentari di Sel e poi del Pd, alla ricerca di un consenso politico che rimetta al centro della legge di Stabilità il lavoro, il taglio delle tasse e la ripresa dei consumi. Proprio nel giorno dell’avvio dell’ondata di scioperi regionali che si concluderanno il 15 novembre prossimo.

ALFANO A BERLUSCONI: "SAPPIA CHE NON MI FARO' ACCOPPARE DAI SUOI KILLER"

Siamo alla resa dei conti, tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano è guerra fredda. In una intervista pubblicata su l'Huffington Post, il Cavaliere dice: "Credo sempre alla buona fede di tutti. E anche a loro dico: se si contraddicono i nostri elettori, non si va da nessuna parte. Anche Fini e altri ebbero due settimane di spazio sui giornali, ma poi è finita come è finita. Ripeto: è nel loro interesse ascoltare cosa dicono i nostri elettori, per non commettere errori che li segnerebbero per tutta la vita".

E alla domanda di come si porrà di fronte al voto di decadenza il prossimo 27 novembre, Berlusconi risponde: "Come mi pongo io? Piuttosto, voglio domandare a tutti i senatori come possono votare la mia estromissione dal Parlamento sulla base di una sentenza politica fondata sul nulla, una sentenza che ha contraddetto incredibilmente due altre sentenze della stessa Cassazione esattamente sugli stessi fatti. Sulla base di una simile sentenza si vuole far decadere il leader del centrodestra, applicando “retroattivamente” una legge costituzionalmente discutibile, calpestando lo Stato di diritto, la Costituzione e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Lo si vuole fare violando da un lato l’obbligo imposto dalla legge europea di rivolgersi alla Corte europea di Strasburgo ove esistano dubbi sull’interpretazione delle norme stesse, dall’altro lato si vuole anche procedere con il voto “palese” e non con il voto “segreto” previsto dal Regolamento del Senato quando si tratta di un voto su una persona come è sempre stato a partire dal Codice Albertino".
E aggiunge: "Come può pretendere il Partito democratico che i nostri senatori e i nostri ministri continuino a collaborare con chi, violando le leggi, compie un omicidio politico, assassina politicamente il leader dei moderati? Gli italiani hanno capito che è a dir poco sospetta questa fretta di espellermi dalle istituzioni. Rappresento da vent’anni l'ostacolo alla loro definitiva presa del potere. Pensavano di avermi eliminato nel ‘94, poi nel ’96, nel 2006 e infine nel 2011, ma non avevano fatto i conti con gli italiani. Ma sarà un boomerang per la sinistra. Io resterò in campo, più forte e più convinto di prima".
Sullo strappo tra Berlusconi e il vicepremier interviene Gianfranco Fini che afferma: "Alfano verificherà che Berlusconi non ammette dissensi e critiche o linee politiche diverse dalle sua, linee che, nove volte su dieci, coincidono con il suo interesse personale e non con quello generale". L'ex leader di An ha poi escluso di unire la propria strada a quella di Alfano: "Non ho intenzione di riprendere l'attività di partito, quella politica sì".Intanto, Alfano, dopo la telefonata intercorsa con il Cavaliere, nella quale chiedeva se fosse vera la notizia che dovrebbe uscire su Panorama una inchiesta su di lui, non credendo alla estraneità di Berlusconi su questa vicenda, pare abbia detto: "Sappia che non mi farò accoppare dai suoi killer".

Aggiungendo di non aver paura del metodo Boffo, metodo che prende il nome dall'allora direttore di Avvenire, Dino Boffo che, dopo aver scritto nel 2009 dei piccanti editoriali su Berlusconi, saltò fuori una vicenda personale del 2004 che lo portò ad una condanna con l'accusa di aver molestato, con pedinamenti e telefonate, la moglie del suo amante, essendo Boffo omosessuale. Lo scandalo che lo travolse fu tale che dovette rassegnare le dimissioni da direttore della testata giornalistica. 
Da allora, l’espressione “metodo Boffo” è entrata nel lessico della politica italiana, come sinonimo di campagna stampa basata su illazioni e bugie allo scopo di screditare qualcuno per ragioni politiche.

Berlusconi rompe con Alfano e i falchi sono sul piede di guerra.

Subito i falchi si sono levati in volo, per il Cavaliere un solo consiglio: rompere con Letta. Fare cadere il governo delle larghe intese per l'impossibilità di stare con chi vuole eliminare politicamente Berlusconi. Una posizione che non ha mai conosciuto mediazioni. Rottura e basta. Elezioni subito. I falchi della prima ora sono Denis Verdini, Daniela Santanché, Daniele Capezzone.


La lista -  Nell'elenco dei falchi, dei duri e puri, ci sono pure Augusto Minzolini, il coordinatore del Pdl Sandro Bondi, Augusto Minzolini, Manuela Repetti, Mario Mantovani. Un passo indietro sono i mediatori, anche loro fedelissimi a Berlusconi ma tentano di ricucire, vogliono evitare la rottura: sono Maurizio Gasparri, Altero Matteoli, Paolo Romani e Renato Schifani. Il tempo stringe e entro sabato 16 niovembre non potranno più "stare nel mezzo", dovranno schierarsi: o con Silvio o contro Silvio. E proprio oggi, lunedì 11 novembre, la colomba Fabrizio Cicchitto, ha scritto una nota contro i falchi e l'ultima uscita di Berlusconi: "Ci dispiace moltissimo, ma non condividiamo la posizione assunta dal presidente Berlusconi che ha fatto sua la posizione degli estremisti e che vuole far cadere a tutti i costi il governo. La caduta del governo provocata dal Pdl per puntare ad elezioni immediate, peraltro improbabili, sarebbe infatti solo un favore fatto al Pd: il Pdl avrebbe l’handicap di aver provocato una crisi di governo con conseguenze assai negative dal punto di vista economico e finanziario, si assumerebbe la responsabilità della mancata realizzazione delle riforme istituzionali e non avrebbe nemmeno un candidato premier: Berlusconi non si può presentare, Alfano è contestato dai falchi, altre candidature non sono maturate. Molto meglio allora andare avanti fino al 2015, fare le riforme istituzionali e una nuova legge elettorale, avviare una politica economica per la crescita, e avere il tempo per rilanciare un nuovo grande centrodestra che aggreghi tutte le forze disponibili, sia sulla destra che sul centro, e che, se si evitasse la rottura, si potrebbe fondare sul binomio Berlusconi-Alfano". Mancano quattro giorni alla resa dei conti.

giovedì 7 novembre 2013

L’evasore che dichiara 4 euro con un patrimonio da 300 milioni

Giovanni Montresor, detto Lollo, è un ricchissimo evasore totale. I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Venezia hanno sequestrato un patrimonio da ben 300 milioni di euro all’imprenditore che aveva dichiarato un reddito annuale di 4 euro.  I finanzieri hanno eseguito accertamenti che hanno portato a qualificare l’imprenditore come persona che, “per la condotta e il tenore di vita debba ritenersi vivere abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose”.


 L’imprenditore 70enne di Bussolengo, in provincia di Verona, era già stato denunciato nel novembre del 2011 per aver esportato illecitamente ingenti capitali all’estero, e per non aver pagato le tasse sulla vendita di 180 ettari di terreno sul litorale di Eraclea (Venezia). La magistratura ha accolto la richiesta di sequestro dei beni mobili ed immobili di Montresor dopo aver accertato l’evasione fiscale e prendendo in considerazione anche i risultati di alcune inchieste nelle quali l’imprenditore scaligero era stato coinvolto in passato. Lollo Montresor era finito sotto inchiesta per truffa allo Stato e corruzione. Negli ultimi decenni l’imprenditore di Bussolengo ha accumulato un patrimonio immenso, in enorme contrasto con il reddito dichiarato degli ultimi 3 anni, soli 4 euro l’anno. Il tribunale di Verona , ha disposto il sequestro di tutti i beni dell’uomo e del suo nucleo familiare: 9 società, oltre 2.350.000 mq di terreni nelle province di Verona, Gorizia, Belluno e Brescia, 18 unità immobiliari e 7 autoveicoli, per un valore complessivo stimabile in circa 300 milioni di euro. Giovanni Montresor dovrà dimostrare la legittima provenienza del suo patrimonio, e se questo non sarà fatto, tutti i beni sottoposti a sequestro potranno essere confiscati e acquisiti da parte dello Stato.

Letta: In Ue dicono che ho le 'palle d'acciaio' Brunetta : I lavoratori dell'Ilva, se potessero, gliele fonderebbero all'istante".

"Sapevo esattamente dall'inizio che sarebbe stato difficile e questo è stato certamente il caso ma credo che all'Italia serva che facciamo il lavoro che stiamo facendo". A dichiararlo, rispondendo ad una domanda sul suo governo, è il premier Enrico Letta in un'intervista rilasciata all'Irish Times. "Siamo a novembre, siamo ancora qui, io ancora credo che ci sia la prospettiva di continuare a svolgere un buon lavoro nei mesi a venire, mesi in cui l'intero quadro delle politiche europee dovrà essere riformato".


E i leader europei cosa pensano del premier italiano, uscito vittorioso dallo scontro in Parlamento sul voto di fiducia? "Sì, dicono che Letta ha 'balls of steels''', replica con tono scherzoso il presidente del Consiglio alla domanda riguardo al suo scontro frontale con Silvio Berlusconi.

Oggi Letta è a Dublino, per una visita che nell'intervista definisce una specie di "passaggio di testimone" in vista della presidenza italiana dell'Unione Europea, anche in considerazione del fatto che la presidenza irlandese si è concentrata su temi di interesse centrale per l'Italia, dalla disoccupazione giovanile all'unione bancaria.

Nell'intervista Letta si dice inoltre ammirato per il modo in cui l'Irlanda, "con difficoltà è uscita dalla crisi, riuscendo a mettere ordine in casa". E poi, prosegue il premier ironico, visto che l'Italia continua a non riuscire a spendere i circa 30 miliardi di euro in fondi strutturali, forse la visita a Dublino potrà servire a prendere lezioni su come usarli: "Per 30 anni, avete usato i vostri fondi Ue brillantemente".

"Letta si vanta di essere considerato l'uomo dalle palle d'acciaio. I lavoratori dell'Ilva, se potessero, gliele fonderebbero all'istante". Così il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, commenta in un tweet l'intervista rilasciata dal premier all'Irish Times.

La moglie di Renzi in corsia preferenziale. "Ho sbagliato ma non parlate di casta"

''Ero in ritardo per andare a scuola, ho preso una corsia preferenziale, ho sbagliato. Non risuccederà''. Così Agnese Landini, moglie del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, commenta le foto pubblicate da Panorama in cui è ripresa mentre, usando l'auto - e il permesso - del marito percorre le corsie preferenziali tra l'abitazione di Pontassieve e Poggio Imperiale, dove insegna.


 "La signora Agnese è sola - scrive Panorama - e, negli oltre 20 chilometri che separano casa dalla scuola, ''percorre tutte le volte che può le corsie preferenziali grazie a un permesso in bella vista sul cruscotto che qualifica l'auto come impegnata in 'servizio istituzionale''.
''Mi scuso se ho offeso la sensibilità di qualcuno e mi spiace richiamare su di me e sul mio lavoro un'attenzione che non voglio - commenta la moglie di Renzi -. Stavo guidando la macchina privata di mio marito Matteo. D'ora in poi staro' attentissima a togliere il tagliando del permesso del Comune di Firenze quando userò io l'auto'', spiega la signora Agnese. ''Quella mattina non l'ho fatto e mi dispiace molto''. ''Sono una persona normale, che non riesce ad abituarsi all'idea di essere pedinata, tutti i giorni, da fotografi alla ricerca di presunti scoop, come gli autori di questo servizio o come i loro colleghi che mi hanno ripreso mentre giocavo con i miei bambini nel giardino di casa. Sentirmi paragonata alla casta per aver percorso - sbagliando - qualche centinaio di metri di preferenziale mi sembra profondamente ingiusto. Ma mi aiuterà per il futuro a stare più attenta'', conclude Agnese Landini.

mercoledì 6 novembre 2013

Palazzo Madama, passa odg cinque stelle: via libera a taglio diaria dei senatori a vita

'Sgambetto' dei senatori contro i senatori a vita. E' successo in aula a palazzo Madama: l'aula ha approvato, nell'ambito dell'esame del bilancio interno di Palazzo Madama, con una maggioranza schiacciante, 254 voti contro 4 no e 4 astenuti, un ordine del giorno del Movimento Cinque Stelle sottoscritto anche dalla Lega che incide sulla loro diaria.


I senatori a vita, infatti, sono stati finora esentati dal rilevamento relativo alle presenze in aula ai fini della corresponsione della parte variabile della diaria. Nell'ordine del giorno, invece, si impegnano i Questori e il Consiglio di presidenza a far rientrare i senatori a vita in quel rilevamento. E questo, si precisa, anche "valutate le presenze totali dei cinque senatori a vita alle votazioni dell'assemblea nel corso della legislatura corrente". Inoltre i cinque stelle chiedono di ridurre per i senatori l'indennità a 5.000 euro e la diaria a un massimo di 3.500 euro e di stipulare convenzioni con le compagnie aeree low cost. Queste alcune delle proposte contenute negli ordini del giorno presentati dal Movimento 5 Stelle al bilancio del Senato. "Vedremo come votano i partiti", è la sfida dei 5 Stelle. Che indicano quindici capitoli su cui intervenire, a partire dalla "riduzione dell'indennita' dei senatori a 5.000 euro e della diaria a 3.500, sulla base esclusiva delle presenze in Aula", togliendo la diaria "ai senatori assenti più del 30%". I 5 Stelle propongono l'abolizione dell'assegno di fine mandato e la "rendicontazione diaria obbligatoria sul sito del Senato". E ancora: la riduzione del 50% delle spese di rappresentanza, un contributo di solidarieta' per i vitalizi dei parlamentari in essere (10% fino a 90 mila euro e 20% per la parte eccedente), la riduzione degli stipendi dei dipendenti del senatore. Oltre alla "dematerializzazione degli atti parlamentari", con un abbandono progressivo della carta.

Epifani: stop tesseramento con accordo di tutti. Renzi: ok ma si parli di cose concrete

''Abbiamo dato indicazioni alla commissione di garanzia e alla commissione congresso di procedere con rigore assoluto. Accertate le violazioni, le commissioni avranno piena facoltà di decidere per l'annullamento, lo spostamento e anche sanzioni''. Così Guglielmo Epifani, dopo la segreteria del Pd, parlando delle contestazioni su alcuni congressi provinciali che ''si contano sulle dita di due mani''. Il segretario del Pd ha sottolineato: ''Intendiamo procedere in assoluta trasparenza su fenomeni che fanno male al partito''.


In ogni caso, uno stop anticipato al tesseramento del Pd arriverà solo con l'accordo di tutti i candidati alla segreteria, è l'ipotesi avanzata da Epifani che ha fatto il punto sui numeri del partito tracciando un primo bilancio della stagione congressuale dopo lo svolgimento di 88 congressi provinciali: oltre 600mila persone si sono iscritte al Partito democratico contro gli oltre 800mila del 2009. ''Gli iscritti sono cresciuti nelle ultime settimane, si partiva da un numero basso: 240mila persone'', ha spiegato. Degli 88 congressi provinciali 8 andranno al ballottaggio (Brescia, Versilia, Perugia, Roma, Lecce, Crotone, Parma e Teramo) mentre a Caserta si voterà il 10 novembre. A livello locale hanno votato 320mila iscritti e ''l'impressione è che questo numero crescerà di poco, fino a 330mila votanti - ha spiegato ancora il segretario - Nel congresso del 2009 votarono 420mila iscritti, quindi la partecipazione è stata importante ma un po' al di sotto del precedente''. Epifani, tra l'altro, ha sottolineato che il 95% dei segretari eletti sono nuovi, che l'età media è ''molto bassa'' e che le donne elette segretario sono 15.

"Vogliono bloccare il tesseramento, come propone Cuperlo? Lo blocchino, nessun problema. Accetto le proposte altrui, le decisioni altrui, le regole altrui. L'importante è che finalmente il Pd torni a discutere di questioni concrete", scrive Matteo Renzi su Facebook.

"Quando abbiamo fatto la Leopolda i giornali parlando del Pd elencavano l'entusiasmo e le proposte concrete: idee per il lavoro, il fisco, la cultura. Poi, grazie a simpatiche intuizioni di alcuni comitati elettorali, siamo piombati nella discussione sulle false tessere, spinti da un irrefrenabile desiderio di tornare a litigare sulle regole e fare la conta, fasulla, sui segretari provinciali". "Perché, sì, dai, facciamoci del male: un atteggiamento che in casa Pd conosciamo bene, ma che dall'8 dicembre finalmente cambierà. Per me il confronto vero non può essere su questi temi. Non sono intervenuto fino a oggi, non lo farò adesso: quello che decide il segretario Epifani mi sta bene. Punto'', osserva il sindaco. "L'importante è che finalmente il Pd torni a discutere di questioni concrete. C'è il 12,6% di disoccupati: un partito serio fa proposte sul lavoro, non passa le giornate a mettere le bandierine sul segretario provinciale di Grosseto o di Lecce. Mi va benissimo qualsiasi decisione prendano Epifani e gli altri candidati. L'importante è che si parli di questioni serie e che l'8 dicembre alle primarie possano votare tutti i cittadini. Chiarito questo, possiamo tornare a fare politica? Grazie", conclude Renzi.

Gianni Cuperlo, dal canto suo, ha ribadito che il tesseramento deve essere chiuso prima del 7 novembre. "Io sono molto colpito da questi episodi, l'ho detto, lo ripeto, e ho detto e ripeto anche a lei che non è un elemento di polemica verso nessuno degli altri candidati, verso i quali ho un sentimento di stima e di amicizia vera. Ma faccio appello agli altri candidati, faccio appello a Epifani, al segretario del partito, perché sono episodi che non possiamo liquidare o derubricare come singole mele marce in una pianta complessivamente sana". "Per questo che io ho detto, cerchiamo, tutti assieme, senza polemiche tra di noi, di fissare dei punti fermi, di piantarli bene a fondo nel terreno. Questa idea che ci si possa iscrivere al partito fino all'ultimo giorno, a un minuto prima del voto, ma perché? Non ho mica detto blocchiamo il tesseramento all'anno scorso? Fermiamolo al giorno prima, il 6 di novembre, il giorno prima dei congressi di circolo che decideranno la guida, la linea e la piattaforma politica del Pd dei prossimi anni, e facciamo in modo di dare un po' di ordine, di disciplina, a questa discussione". "Ma facciamolo non per l'interesse di questo o quel candidato, facciamolo per il rispetto che dobbiamo a quelle decine e centinaia di migliaia di persone che poi, durante l'anno, nonostante le fatiche, le sconfitte, le delusioni, vanno a montare quei gazebo, vanno a riempire gli stand delle nostre feste democratiche. E' gente che ci crede! E' gente alla quale devi rivolgerti davvero con il senso di un rispetto profondo per la loro storia e, soprattutto, per la speranza che ripongono in questo partito", conclude.